Cingolati Vickers, belli e ‘cari’. Nati nel Regno Unito per contrastare lo strapotere dei costruttori USA, non ebbero fortuna. Ecco la storia
Progettati e lanciati nel secondo dopoguerra per fornire un'alternativa ai mezzi americani, l'epoca dei modelli Vickers stava già tramontando nei primi anni '60
Nel secondo dopoguerra anche nel Regno Unito c’era un gran bisogno di mezzi agricoli e movimento terra. Nel settore dei cingolati i costruttori americani assieme alla Fiat la facevano da padrone. La Vickers-Armstrong Ltd, importante azienda britannica, decise allora di avventurarsi nella produzione di un grande cingolato che potesse soddisfare sia le esigenze agricole che quelle industriali.
I primi prototipi lavorarono nel 1949, nel 1950 venne ufficialmente annunciato l’ imminente lancio e nel mese di marzo del 1952 iniziò la produzione del Vickers VR.180, conosciuto come ‘Vigor’. Era un bestione pesante 15 tonnellate e lungo quasi quattro metri e mezzo, ingentilito da una linea arrotondata e originale.
Vickers, schegge cingolate. Ma con qualche problema nella spinta
Il motore prescelto, per non farsi mancare nulla, fu un Rolls-Royce tipo C6.SFL, un Diesel a sei cilindri turbocompresso a iniezione diretta erogante 180 cavalli al volano al regime di 1.800 giri al minuto. La trasmissione prevedeva tre marce base e un riduttore che ne forniva altre tre oltre che altrettante retromarce. In sesta marcia avanti il Vigor raggiungeva quasi i 16 km/h, velocità impressionante per un cingolato.
Ma, a tutti gli effetti, si trattava di un gigante dai piedi d’argilla. Il Vigor raggiungeva i 16 km/h grazie al carro cingoli con ruota motrice, quella tendicingolo e i due rulli centrali di eguali dimensioni. Il sistema, articolato su tre punti, permetteva di superare ostacoli e avvallamenti senza problemi. Quando però il trattore doveva spingere, come nell’utilizzo di una lama frontale, la catenaria tendeva a uscire dalla sede creando seri problemi.
Negli anni ’50 una prima espansione. Poi il tramonto
Verso la fine degli anni Cinquanta, il Vigor beneficiò di alcune modifiche e divenne disponibile in due versioni con due diverse motorizzazioni e trasmissioni: una meccanica con motore Cummins e una idraulica con il motore Rolls spinto a 210 cavalli. La prima versione era più indicata per l’uso agricolo, mentre la seconda era rivolta al movimento terra. I Vigor erano trattori molto sofisticati con componenti di primo livello e, anche per questo, avevano prezzi elevati. Il grosso della produzione, circa mille unità, fu esportato un po’ in tutto il mondo ma non in Italia.
Per sfondare veramente anche in Europa occorreva un trattore più compatto e leggero che la Vickers rese disponibile solo dall’ inizio del 1958. Chiamato VR.110 ‘Vikon’, era spinto da un Rolls- Royce tipo C4-SFL, diesel a quattro cilindri da 142 cavalli al volano. Era più piccolo e meno pesante del Vigor, non arrivava a 12 tonnellate. Ebbe scarsissimo successo, ne vennero prodotte solamente 21 unità anche perché la Vickers cessò la produzione dei suoi cingolati nel mese di aprile del 1961. Costavano troppo e la Casa inglese, che li produceva in perdita, abbandonò l’avventura.