La carenza di precipitazioni che ha interessato soprattutto il Nord Italia in questa prima parte del 2022, porterà la Regione Veneto ad assumere drastici provvedimenti restrittivi per il contenimento della diffusa siccità che ha investito il territorio. Stando infatti a quanto anticipato dall’ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari), è attesa a giorni la decisione di dimezzare i prelievi a fini agricoli in quasi tutti i bacini idrografici. Ad ora, sulla carta l’unica eccezione sarebbe rappresentata dal fiume Brenta, per cui è stata prevista una riduzione di prelievi del -40%.

I dati rilasciati dall’ANBI a margine dell’annuncio, d’altronde, sono impietosi: lo stesso Brenta, il Bacchiglione e l’Astico hanno segnato o stanno per segnare il minimo storico del periodo. Ancora più preoccupante è la condizione dell’Adige, vittima di una crescente intrusione salina, che pregiudica le falde più vicine alla foce; non solo: ulteriori problematiche potrebbero derivare dal fatto che, nel caso permanesse la presente congiuntura climatica, le portate necessarie ai prelievi irrigui, seppur fortemente ridotti, potrebbero essere raggiunte solo con l’apporto aggiuntivo di risorse idriche, attualmente nelle disponibilità dei bacini montani delle Province autonome di Trento e Bolzano.

“Nonostante le conseguenze dei cambiamenti climatici siano evidenti da tempo, si è finora disattesa la necessità di infrastrutturare il territorio, soprattutto nel Nord Italia, con bacini capaci di trattenere le acque di pioggia, rispondendo così ad esigenze agricole, idrogeologiche, energetiche, ambientali ed alla bisogna anche idropotabili – commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – Nel Veneto, in particolare, ci sono molte cave dismesse, che potrebbero essere destinate a tale scopo, in tempi relativamente brevi.”

Veneto, la Regione invia una lettera al Governo e alle autorità

La criticità del momento è stata ribadita anche nella lettera inviata dal Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al Capodipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ribadendo che l’eventuale ordinanza regionale sulla limitazione di accesso ai bacini idrici da parte degli agricoltori e degli operatori, è sospesa in attesa di una valutazione delle autorità.

Inoltre, nella missiva è stato richiesto di valutare la dichiarazione dello “Stato di emergenza” finalizzata ad ogni opportuna azione che possa definire le modalità di gestione sovraregionale della crisi idrica. Contemporaneamente, nel documento richiede un adeguato sostegno economico al fine di assicurare l’attuazione degli interventi urgentemente necessari per garantire la pubblica incolumità, il ripristino dei danni subiti dal patrimonio sia pubblico sia privato e le normali condizioni di vita della popolazione.

Nella lettera, il Governatore fa riferimento a documentazione in cui si rileva la condizione diffusa di sofferenza idrica e sottolinea come, nel Veneto, la situazione è tale che per un riequilibrio del deficit pluviometrico accumulato fino a marzo sarebbe necessaria una precipitazione equivalente a 3 volte quella registrata nel mese successivo. Alla fine di marzo, infatti, nella nostra regione le precipitazioni sono risultate inferiori del 58% agli apporti medi del periodo. Nel mese di aprile, la precipitazione media registrata è di 23 mm, a fronte di quella del periodo negli anni precedenti che è di 94 mm.

Il Presidente della Regione ha fatto notare, poi, come la scarsità idrica è resa ancor più forte dalla circostanza che la gestione di alcuni invasi sia avvenuta sulla base di dinamiche legate prevalentemente ad aspetti economici della produzione idroelettrica che non a quelli di una gestione complessiva della risorsa idrica.

“Alla luce dell’attuale, difficile situazione, i Consorzi di bonifica sono impegnati anche nel sensibilizzare gli agricoltori ad utilizzare software per il miglior consiglio irriguo, come Irriframe, preparandosi alla riduzione di disponibilità idrica – ha poi concluso il Presidente di ANBI Veneto, Francesco Cazzaro – È comunque surreale che 6 miliardi di euro della produzione agricola veneta siano a rischio, perché non siamo in grado di attrezzarci di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici con crescenti periodi siccitosi. È evidente che non possiamo più perdere neanche una goccia di pioggia e che è necessario avviare un piano per la realizzazione di bacini per lo stoccaggio delle acque”.

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