Dopo l’Ucraina, per cui è partito l’iter di avviamento del meccanismo di regolazione delle importazioni su alcuni prodotti agricoli, ora è la volta della Russia: Oltre alle sanzioni che si sono susseguite senza soluzione di continuità negli ultimi due anni (a partire dallo scoppio del conflitto nel febbraio 2022), l’UE ha infatti deciso di imporre nuovi dazi sul grano di Putin, per tutelare i prodotti degli Stati membri e porre un freno all’altalena dei prezzi.

Secondo la Coldiretti, che ha accolto positivamente la proposta di Bruxelles, i dazi si tradurranno in una stangata di 40 mln € per Mosca. Sostanzialmente una briciola dal punto di vista economico e geopolitico, in un’ottica di ‘sanzione’ alla macchina bellica, ma una mossa utile a tutelare i prodotti agricole UE, tra cui quelli italiani colpiti dal drammatico crollo delle quotazioni causate dall’invasione selvaggia di prodotto straniero. In base a quanto riportato dal Financial Times la proposta della Commissione europea consisterebbe nell’introduzione di una tariffa di 95 euro la tonnellata sui cereali provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia.

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La misura UE arriva a fronte di un 2023 complesso per il mercato del grano, in cui si è registrata un’invasione di grano duro russo per la pasta mai registrata prima della storia, con quasi mezzo milione di tonnellate che sono entrate nel nostro Paese, più del 1000% in più rispetto all’anno precedente, con un effetto dirompente sui prezzi pagati agli agricoltori italiani a causa di speculazioni e concorrenza sleale, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. A tale invasione si è aggiunta peraltro quello dalla Turchia, Paese spesso oggetto di triangolazioni dello stesso grano russo, per un totale complessivo di oltre 1 milione di tonnellate di prodotto che hanno varcato i confini nazionali e abbattuto del 60% il prezzo del grano italiano.

Si tratta di valori che portano la coltivazione ampiamente sotto i costi di produzione, rendendola di fatto antieconomica ed esponendo le aziende agricole al rischio crack, soprattutto nelle aree interne senza alternative produttive. “L’idea della Commissione di imporre dazi – chiude la Coldiretti in una nota – è un primo passo verso uno stop deciso alle importazioni sleali, al quale devono essere aggiunte più risorse per i contratti di filiera del grano. Solo così sarà possibile tutelare il reddito degli agricoltori”.

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