Ucraina, quali sono le ricadute sull’agricoltura e sull’agromeccanica italiana? FederUnacoma fa il punto
L'impatto del conflitto in Est Europa non si è riversato direttamente solo sul settore primario, ma anche su quello della meccanizzazione, soggetta tanto alle variabili agricole quanto a quelle industriali con le problematiche delle materie prime. E le previsioni di crescita sono state annullate. Il dibattito con gli specialisti
A fronte di un 2021 estremamente positivo per il mercato delle trattrici a livello globale – con un totale di 2 milioni 485 mila unità immatricolate nel mondo, con Unione Europea a +16%, Stati Uniti a +10,5% e India a +13,2% -, il 2022 ha visto allungarsi le ombre della guerra in Ucraina, che ha cambiato radicalmente lo scenario, apportando stravolgimenti su tutti i fronti, da quello delle catene di fornitura di materie prime (basti pensare al nodo del grano ucraino bloccato nei porti) a quello energetico (con le sanzioni occidentali alla Russia e le contromosse sui gasdotti e sui costi). E, di fatto, annullando le previsioni di crescita del +7,1% nei quattro anni dal 2022 al 2025. É un quadro a tinte fosche quello che è emerso durante il dibattito svoltosi durante l’Assemblea Generale FederUnacoma dello scorso 28 giugno e incentrato proprio sugli effetti della crisi ucraina sul mondo agromeccanico e agricolo.
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Durante il dibattito, a cui hanno partecipato come relatori l’economista Carlo Cottarelli, l’analista geopolitico Dario Fabbri, l’europarlamentare già Ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro e il Presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti, è emerso che la riduzione delle derrate alimentari prodotte da Russia e Ucraina comporterà una nuova geografia della produzione di cereali e di oleaginose, assegnando probabilmente un ruolo maggiore a Paesi come Brasile, Australia ed India, e questo significa nuove rotte commerciali e nuova logistica nello scenario globale. Al di là delle posizioni ideologiche – ha spiegato l’analista Dario Fabbri – l’espansione della Russia in Ucraina non conviene all’Europa. La situazione in Ucraina dunque resta complessa ed è verosimile che la nuova geografia delle dell’agricoltura porterà le aziende agromeccaniche italiane a cercare nuovi mercati di destinazione per la loro produzione.
In Italia – ha detto l’economista Carlo Cottarelli analizzando l’attuale scenario economico – non c’è il rischio di una recessione, ma l’incertezza è legata all’incremento delle sanzioni e quindi alla crescita del costo delle materie energetica. Ma una variabile riguarda l’effetto della crescita dei tassi d’interesse, rispetto alla quale la BCE non ha margini illimitati giacché una politica troppo restrittiva potrebbe innescare spinte politiche antieuropeiste.
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Paolo De Castro, europarlamentare e più volte ministro delle Politiche agricole, ha ricordato da Bruxelles, ha invece sottolineato che oltre alla cris ucraina ciò che oggi preoccupa di più è il problema della siccità, il tema delle emissioni gassose nell’atmosfera che ha impatti sul piano climatico che, senza un’inversione di tendenza, potrebbe avere riflessi negativi per il Pianeta ben più gravosi. Ora, nel breve periodo, servono nuove tecnologie applicabili in campo dai nostri agricoltori; tecniche già collaudate che devono solo essere normate e che devono avere il sostegno sul piano economico. Entro il 2030 gli obiettivi della Strategia Farm to Fork lanciati dalla Commissione Ue sono ambiziosi, ma vanno tradotti in atti legislativi.
Le vicende belliche stanno riportando in primo piano l’agricoltura quale elemento basilare di ogni sistema economico – ha detto nel suo video messaggio il Ministro dell’Agricoltura Patuanelli – ma l’agricoltura significa oggi alta tecnologia e quindi meccanizzazione agricola. L’industria italiana ha una leadership mondiale in questo settore, e molto importante è l’azione di sostegno che il Governo sta svolgendo per incentivare l’acquisto di mezzi di nuova generazione. Piani di Sviluppo Rurale, PNRR, Bando ISI e Legge Sabatini sono tutti strumenti efficaci – ha concluso Patuanelli – e particolarmente importante è il credito d’imposta per il 4.0 che serve a spingere l’agricoltura verso la piena transizione digitale.