Ucraina, gli agricoltori italiani scendono in piazza contro la guerra
Da Genova a Bari fino a Mestre: il settore primario italiano manifesta per far sentire la sua voce contro la guerra scoppiata nell'Est europeo
Gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori italiani sono scesi a migliaia in piazza per esprimere la propria vicinanza al popolo dell’Ucraina, vittima dell’invasione russa nella giornata del 24 febbraio 2022, una serie di manovre militari provenienti da tre direttive differenti (dalla Bielorussia a nord, da Rostov sul Don e dal Donbass a ovest e dalla Crimea e dal Mar Nero a sud) iniziate nella notte dopo il discorso alla nazione del Presidente della Federazione Russia Vladimir Putin. Migliaia gli sfollati e, stando ai primi bilanci, centinaia le vittime dei bombardamenti, che sono arrivati a colpire perfino la capitale, Kiev.
Da nord a sud dell’Italia, come riportato dalla Coldiretti gli operatori del settore primario hanno deciso di esprimere la propria vicinanza all’Ucraina e di protestare contro il balzo dei costi dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle aziende. Solidarietà al popolo ucraino e denuncia del devastante impatto economico della guerra ben rappresentati dallo striscione “Agricoltori e pescatori per la pace su un sommergibile nel porto di Genova.
Crisi Ucraina, il rincaro dei prezzi energetici e le sanzioni impattano anche sull’agricoltura italiana
Se il caro petrolio spinto dall’invasione dell’Ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e a fermare i trattori, le ritorsioni della Russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni.
Dal Porto Antico di Genova in darsena a Calata Vignoso con l’iniziativa “barche aperte” e il “giardino della pace” a Bari in piazza Libertà dove è allestita una stalla con mucche e vitelli fino a Mestre a Forte Marghera dove sfilano i trattori e stata aperta l’arca di Noe con gli animali della fattoria a rischio di estinzione a causa dell’impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, con l’Ucraina che garantiva il 20% delle importazioni italiane di mais.
Numerosi i cartelli di protesta “Putin facciamo la pace, “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “No alla guerra che aumenta la fame”, “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, “Non ci ha fermato il Covid, ci provano gli speculatori”, “Il latte delle nostre mucche è la vostra colazione”, “Non possiamo produrre in perdita”, “Draghi aiutaci tu”.