Trattori, torna la protesta per le strade. Numerosi disagi a Brescia
Gli agricoltori si sono di nuovo dati appuntamento in tutta Italia per protestare contro le attuali politiche che penalizzerebbero il comparto
Ci risiamo: esattamente a un anno di distanza dai primi focolai che sul finire di gennaio 2024 si erano accesi all’interno dell’agricoltura nostrana (poi ‘divampati’ fino ad arrivare al Festival di Sanremo), torna la protesta dei trattori. E, insieme ai mezzi agricoli, quella degli operatori del settore. In tanti si sono dati appuntamento in tutta Italia per la giornata del 28 gennaio per far sentire il proprio grido d’aiuto alle istituzioni. I disagi maggiori alla viabilità locale sono stati registrati nella città di Brescia dove gli agricoltori si sono dati appuntamento da tutte le province limitrofe per organizzare un corteo di protesta.
Nella mattinata del 28 gennaio gli agricoltori, provenienti da Cremona, Mantova e dalla Bassa Bresciana, si sono ritrovati al campo da rugby di San Polo. Da lì, al seguito dei loro trattori (circa una cinquantina), hanno dato vita a un lungo corteo che, da Montichiari-Brescia Est si è diretto sulla Tangenziale Sud della città, creando numerosi disagi alla viabilità locale. Sono stati scortati dalla Polizia Stradale per poi arrivare al campo di via della Maggia, dove erano attesi da un presidio di agricoltori. Tra gli obiettivi della giornata anche quello di fermarsi nei pressi del casello autostradale di Brescia Est, per far arrivare i punti della protesta alla ribalta pubblica.
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Simili a quelle di un anno fa le motivazioni che hanno spinto gli agricoltori a scendere per le strade con i loro trattori: dalla richiesta di maggiore trasparenza dei costi lungo la filiera – da cui, poi, sono conseguiti rincari sui costi di gestione – alla regolamentazione delle pratiche commerciali sleali. Tra le critiche anche l’adozione di nuove normative burocratiche da parte delle istituzioni, tra cui il quaderno di campagna elettronico. E, ancora, le nuove quote per il gasolio agricolo, ritenute troppo basse per le attuali esigenze.
“Servono riforme vere e proponiamo alla politica obiettivi chiari discussi nei presidi – si legge in uno dei comunicati che gli organizzatori delle proteste hanno fatto circolare – che poniamo come base per una stagione ormai non più rinviabile visto i dati dell’agricoltura e della pesca produttiva (l’Italia ha perso in trent’anni la metà delle sue aziende agricole e della pesca e rischia seriamente di perdere irrimediabilmente un grande patrimonio di lavoro, saperi, cultura del territorio)”.
“Ma le riforme sono possibili – concludono – solo se evitiamo che la crisi arrivi alle estreme conseguenze e le aziende chiudano. Occorrono un Piano straordinario e misure straordinarie assunte, come prevedono i trattati comunitari, anche in deroga alle norme ordinarie perché per l’Italia le aziende agricole e della pesca produttiva sono una risorsa economica, sociale e di tutela ambientale strategica”.