SuperLandini, il re dei testacalda. Una storia italiana
I testacalda sono i trattori più amati dai collezionisti e più ammirati in tutte le manifestazioni. Il SuperLandini ne è il rappresentante più emblematico. Ecco la sua genesi
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La Landini aveva presentato il suo primo trattore nel 1925, era un prototipo che servì alla messa a punto del modello definitivo, il 30 HP del 1928. Purtroppo Giovanni Landini, il fondatore dell’azienda che lo aveva fortemente voluto, non fece in tempo a vederlo; si spense infatti nel pomeriggio del 22 ottobre 1924, un anno prima. Il lavoro di Giovanni venne portato avanti dai figli Giuseppe Archimede, Aimone e James e al tipo 30 seguì il più potente modello 40 del 1932.
SuperLandini, le caratteristiche di un trattore che ha fatto epoca
Sin dall’inizio, la scelta del propulsore cadde sul monocilindrico orizzontale a ‘testacalda’, un motore semplice, affidabile, potente e in grado di funzionare con diversi carburanti. Niente impianto elettrico, carburatore o quant’altro non fosse gestibile e riparabile dagli agricoltori e riparabile dagli agricoltori dell’epoca. Il 40 era un trattore che pesava 2.800 kg ed era spinto da un motore da 14.327 cc erogante 40 cavalli. Ne vennero prodotti 240 esemplari e servì da base per un vero fuoriclasse che segnò un’epoca, il SuperLandini SL 50. Apparve nel 1934 e nella parte posteriore assomigliava al 40 di cui conservava la trasmissione e inizialmente anche il posto guida.
Il motore monocilindrico orizzontale aveva una cilindrata di 12.208 cc e una potenza di 48 cavalli a 620 giri. A differenza dei predecessori che erano raffreddati ad acqua tramite ‘vasca a ebollizione’ il Super si presentava con il radiatore a termosifone con ventilatore, sistema più moderno ed efficiente. Il lungo e sottile serbatoio combustibile partiva dal radiatore per arrivare al posto guida, fungendo anche da carrozzeria. Tutti i successivi testacalda Landini adottarono quella tecnico/estetica fortemente caratterizzante.
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La trasmissione era una delle più performanti dell’epoca
La trasmissione con il cambio 3 x 1 era quella del modello 40. Il peso (3.500 kg) e la potenza permisero al SuperLandini di diventare uno dei trattori più prestanti dell’epoca. Gli altri erano per lo più americana, pesanti, ingombranti, tecnicamente complessi e relativamente affidabili. I contoterzisti italiani di allora apprezzarono enormemente il trattore altrettanto potente ma molto più semplice sia come uso che come manutenzione.
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Se si vuole, solo la messa in moto era un tantino macchinosa e non certo veloce. Ma il rito dell’accensione del testacalda aveva e ha tutt’ora un fascino inarrivabile. Bisognava preriscaldare la calotta per una decina di minuti con una lampada a petrolio. Quindi, una volta iniettata una piccola quantità di combustibile azionando manualmente la pompa iniezione, tramite l’abile gestione del volano si metteva in moto a forza di braccia. Dopo i primi scoppi incerti, il motore del Super iniziava a funzionare regolarmente e non si fermava più.
Bruciava di tutto e il trattore veniva fatto lavorare giorno e notte alternando gli operatori. Nel corso degli anni il Super Landini beneficiò di molte migliorie, la più evidente delle quali fu l’adozione di un nuovo posto guida a ‘biga romana’, dotato della caratteristica carenatura anteriore. Adottò anche la griglia di protezione del radiatore e le ruote con pneumatici e la potenza massima del motore raggiunse i 50 cavalli. Venne assemblato per ben 17 anni, fino al 1951, e totalizzò 3.234 esemplari prodotti, un migliaio dei quali giunti ai giorni nostri, vere e proprie ‘star’ dei raduni di trattori d’epoca