Nonostante i progressi tecnologici e le normative sempre più stringenti, purtroppo, la piaga delle ‘morti bianche’ sul lavoro non accenna frenare. Nemmeno in agricoltura. Secondo i dati forniti da Federacma, elaborati a partire dai report INAIL, ogni anno sono ancora ancora più di 120 i lavoratori agricoli che perdono la vita a bordo di trattori privi di cinture o sistemi di protezione contro il ribaltamento, strumenti semplici ma vitali per prevenire tragedie. Senza contare le centinaia di feriti, di cui le pagine di cronaca sono purtroppo piene.

“Ogni anno l’Italia è costretta a contare morti che si potrebbero evitare”, ha esordito Andrea Borio, presidente di Federacma. “È inaccettabile che, nonostante le tecnologie disponibili, circolino ancora mezzi agricoli privi di cinture di sicurezza e sistemi di protezione. L’obbligo di adeguamento è una scelta di civiltà che non può più essere rinviata. In agricoltura, poi, il dramma è doppio: la morte di un lavoratore significa spesso anche la fine dell’azienda, con conseguenze devastanti per intere famiglie e comunità”.

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Secondo le stime, nel nostro Paese circolano circa 1,2 milioni di trattori privi di cintura di sicurezza e oltre 670mila senza rollbar. Nonostante l’approvazione nel 2015 di un decreto interministeriale, previsto sin dal Nuovo Codice della Strada del 1992, la revisione obbligatoria dei mezzi agricoli non è ancora operativa. Una situazione che, oltre a mettere a rischio la vita dei lavoratori, ci espone anche a una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, visti i continui rinvii inseriti ogni anno nel Dl Milleproroghe.

L’appello di Federacma

“I numeri sono drammatici – prosegue Borio –. Negli ultimi otto anni abbiamo contato oltre mille morti e più di 4.000 invalidità permanenti, senza contare i costi sociali enormi che queste tragedie comportano, tra interventi sanitari, protesi, pensioni di invalidità e reversibilità. In altri Paesi europei, come l’Austria, l’introduzione della revisione ha portato a una drastica riduzione delle vittime, passando da 100 morti l’anno ad appena 7”.

Federacma rivolge, dunque, un appello urgente al Ministero dei Trasporti affinché si proceda senza ulteriori rinvii all’emanazione del decreto attuativo necessario per avviare la revisione dei mezzi agricoli. Un appello esteso al Ministero dell’Agricoltura che ha già dimostrato con il ministro Francesco Lollobrigida una grande attenzione a queste tematiche.

“I nostri associati sono pronti da tempo – conclude il presidente di Federacma – Grazie alla collaborazione con Inail, abbiamo già formato centinaia di operatori. Ma senza il decreto attuativo non possiamo partire. E considerati i tempi tecnici, serviranno almeno due anni per costruire un sistema di revisione realmente funzionante. Non possiamo più attendere: dietro ogni proroga ci sono vite spezzate che potevano essere salvate”.

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