Siccità, UNCAI: «aprire i fondi del Pnrr per l’irrigazione intelligente al mondo agromeccanico professionale»
Con il 40-50% di precipitazioni in meno rispetto alla media, la sigla punta i riflettori sulla necessità di progettare e attuare nuovi sistemi irrigui, che devono necessariamente valorizzare le sinergie tra agricoltori e contoterzisti
In un momento storico caratterizzato dalla convergenza di più crisi, non ultima quella della siccità che ha investito le colture italiane, provocando, secondo le prime stime, già 3 miliardi di € di danni, e forzandone la riconversione (dal mais al riso, dalla soia al girasole), diventa sempre più urgente più urgente potenziare progetti destinati al potenziamento del sistema irriguo italiano, soprattutto tramite la corretta allocazione dei fondi previsti per il settore primario all’interno del PNRR. Il tutto con un occhio di riguardo per il mondo agromeccanico che, in questo senso, deve essere coinvolto tra gli attori principali nel raggiungimento degli sfidanti obiettivi ambientali e tecnologici dei prossimi anni. Non lascia adito a dubbi l’appello che arriva dal direttore tecnico Uncai Roberto Scozzoli.
“Adoperarsi per risolvere strutturalmente per quanto possibile il tema dell’uso dell’acqua che raggiunge la pianta dopo numerose perdite alla fonte, nella rete idrica, in azienda e in campo”, ha commentato Scozzoli. “Il clima è mutato, tenerne conto significa indirizzare risorse e progettualità a una transizione eco-tecnologica che vede protagonisti agricoltori e contoterzisti insieme, accompagnati e indirizzati dalle istituzioni negli investimenti migliori per una gestione responsabile dell’acqua”.
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Siccità, il ruolo degli agromeccanici alla luce delle difficoltà del settore
L’intervento di Scozzoli ha messo in luce le difficoltà e le storture del comparto irriguo italiano. Infatti, al calo delle precipitazioni che nel 2022 si è attestato intorno al 40-50% in meno rispetto alla media degli ultimi anni, l’efficienza dei sistemi irrigui è comunque rimasta estremamente altalenante, variando dal 25-30% della sommersione nelle risaie, al 90-95% della microirrigazione, passando per il 40-50% dello scorrimento superficiale e l’80-85% dell’aspersione per mezzo di macchine moderne.
Se è vero infatti che l’agricoltore ha il dovere di adottare le pratiche agronomiche in grado di favorire il risparmio idrico, dalla scelta varietale, a quella di colture resistenti alla siccità, nel mondo agricolo, è l’agromeccanico che ha, invece, il compito di caricarsi sulle spalle gli investimenti più onerosi anche per quanto riguarda i sistemi irrigui, di introdurre le tecnologie più innovative ed efficaci e di capovolgere paradigmi. Ciò che conta, secondo Scozzoli, è quindi anche la professionalità del contoterzista.
“Nessun sistema irriguo ha però effetto se l’irrigazione viene effettuata quando non ce n’è bisogno, nel momento sbagliato o con un volume scorretto. Una buona gestione dell’irrigazione porta a efficienze molto superiori a quelle raggiunte dalla semplice scelta del sistema irriguo, neppure quando questo è sensorizzato e intelligente. Per una buona gestione anche dell’acqua occorre prima di tutto la professionalità di un agromeccanico”. Più dei laghetti in grado di dare acqua potabile, produrre energia, rendere un servizio ambientale e irriguo, più degli impianti di irrigazione intelligenti, più dei dissalatori o dei pozzi, centrale deve diventare centrale la qualità del servizio. Il nuovo paradigma è la servitizzazione dell’agricoltura che passa dagli agromeccanici professionali, oltre che da gestione seria della rete idrica e da una burocrazia snella.