Siccità, Coldiretti: «accelerare sui bacini di accumulo». Servono nuovi invasi per raccogliere l’acqua piovana
Il Presidente Prandini punta i riflettori su una questione fondamentale per garantire le riserve idriche dei prossimi anni. Oggi si raccoglie solo l'11% dell'acqua piovana: ma si potrebbe arrivare fino al 50%
Una delle possibili soluzioni alla perdurante siccità che sta flagellando città e campi italiani potrebbe essere rappresentata dalla creazione di nuovi bacini di accumulo per le acque piovane e potenziare quelli esistenti, per incrementare la percentuale di risorse idriche stoccate, a fronte delle grandi perdite che ancora oggi permangono. Coldiretti ha messo nero su bianco, tramite le parole del suo Presidente Ettore Prandini, una proposta che, se realizzata per tempo dalle istituzioni, per i prossimi anni potrebbe mettere al riparo l’Italia da nuove crisi legata alla siccità, come sta avvenendo in questi giorni di caldo anomalo, con i danni alle colture che aumentano di ora in ora e numerosi comuni costretti ad applicare restrizioni sull’utilizzo dell’acqua da parte dei cittadini.
“Occorre accelerare sulla dichiarazione dello stato di emergenza nei territori più colpiti ma anche e soprattutto sulla realizzazione di un piano per i bacini di accumulo, poiché solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro le riserve idriche necessarie”. Le parole di Ettore Prandini arrivano dopo l’annuncio della decisione di istituire un coordinamento tra i Ministeri e la Protezione Civile per fronteggiare l’allarme siccità su più fronti, infrastrutturale, competenze regionali, eventuali ristori.
Siccità, la situazione è critica in Italia
Secondo la Coldiretti la situazione nei territori e le previsioni meteo per i prossimi giorni rendono sempre più evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi, che la sigla propone da tempo. Raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana e potremmo arrivare al 50% – denuncia il presidente della Coldiretti – evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo soffrendo anche quest’anno. L’Italia ha bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che in presenza di acqua potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale per garantire cibo al Paese.
Ma per fare ciò è necessario che la questione sia trattata per quella che è, cioè una vera e propria emergenza nazionale – sottolinea Prandini –, velocizzando le autorizzazioni burocratiche come fatto, ad esempio, per il caso del Ponte Morandi a Genova. Solo in questo caso sarà possibile dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini. Nei campi il conto dei danni della siccità è salito a 3 miliardi di euro, secondo una stima Coldiretti, con i raccolti i raccolti bruciati sui terreni senz’acqua mentre esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo.
“Quanto allo stato di emergenza, che avevamo chiesto nei giorni scorsi con una lettera al premier Mario Draghi e che le Regioni hanno condiviso, serve l’intervento del sistema della Protezione civile – conclude Prandini – per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”.