Semine, è allarme con il ritorno del caldo a ottobre e novembre
Con l'arrivo della "novembrata", il caldo potrebbe prolungare la fase vegetativa delle colture, con il rischio che ad una nuova fioritura segua un brusco abbassamento delle temperature e la perdita delle rese
La nuova ondata di caldo che ha investito l’Italia – con temperature record anche per il periodo compreso tra ottobre e novembre – potrebbe avere gravi ripercussioni sulle semine autunnali, anche a causa della siccità diffusa (con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado rispetto alla media storica), con precipitazioni ridotte di 1/3 (secondo i dati calcolati da Isac Cnr nei primi 9 mesi dell’anno), a cui si sono alternati nubifragi violentissimi, che hanno dato origini a tragiche alluvioni.
L’allarme è stato lanciato dalla Coldiretti che non ha mancato di ribadire che la “novembrata” in arrivo nei primi giorni del prossimo mese, in corrispondenza del ponte di Halloween e Ognissanti (da sabato 29 ottobre a martedì 1 novembre), rischia di acuire l’allungamento della fase vegetativa delle piante, facendo ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile successivo abbassamento delle temperature e la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni e delle semine.
Semine, è allarme con l’arrivo dell’Anticiclone Monster
L’anticiclone africano, in base a quanto riportato dal Centro Meteorologico Europeo (ECMWF), oltre all’Italia investirà gran parte del Mediterraneo occidentale e potrebbe portare ad un aumento delle temperature fino a 27/29°C in diversi centri cittadini. Un fenomeno a cui potrebbe accompagnarsi localmente la comparsa delle nebbie, soprattutto in Val Padana e in alcune zone della Toscana.
Il cosiddetto “Anticiclone Monster”, alla base della “novembrata”, potrebbe perdurare per i primi dieci giorni di novembre ed avere serie conseguenze sui campi. Nelle campagne, infatti, come sottolineato dalla Coldiretti, gli effetti si fanno sentire anche per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture ancora in campo, come avviene peraltro nelle città dopo sono ancora diffuse zanzare e mosche.
I significativi sbalzi termici che hanno compromesso le coltivazioni nei campi hanno portato a perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che quest’anno superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.