Alla fine il tanto agognato compromesso è stato raggiunto: nessun agricoltore sul palco dell’Ariston, ma un comunicato letto dal conduttore Amadeus, che conteneva le rivendicazioni legate alle proteste che da ormai tre settimane infiammano il Paese e l’Europa intera. E, nonostante i malumori iniziali, non si sono registrati momenti di tensione al presidio dei trattori presso il Mercato dei fiori, fuori dal centro cittadino blindato per tutti giorni del Festival di Sanremo.

Anche se non sono riusciti ad ottenere l’obiettivo principale per cui i trattori erano scesi a Sanremo dalla Lombardia e dal Piemonte (quello di parlare direttamente sul palco, davanti a milioni di telespettatori), gli agricoltori si reputano comunque “soddisfatti” e non hanno rimpianti, come hanno dichiarato ai microfoni dell’Ansa, perché, in fondo, “il messaggio è passato”, seppur letto praticamente a notte fonda, all’una di sabato 10 febbraio.

Cala così il sipario sul Festival dei record, caratterizzato da numeri senza precedenti, ma anche da polemiche altrettanto scottanti. Ma la partita dal punto di vista delle proteste è ancora aperta, e lontano dalla sua conclusione. Nuove manifestazioni, infatti, sono attese in settimana a Roma, dove continuano a convergere trattori da tutto il Centro Italia. Per giovedì, se non ci saranno accordi con l’esecutivo, i trattori del Cra sono pronti a ‘invadere’ la città, partendo dai presidi di via Nomentana.

Qui sotto il testo integrale del comunicato, di cui sul palco è stata letta una versione ridotta:

“Gli agricoltori italiani pagano lo scotto di decisioni sbagliate non basate sulla scienza. Basti pensare a politiche comunitarie quali il green deal, la direttiva sulla qualità dell’aria o il regolamento sui fitofarmaci, fortunatamente ritirata dalla Commissione UE grazie alle nostre proteste; tutte queste politiche, a nostro avviso eccessivamente sbilanciate a favore dell’ambiente, vanno a discapito di tutta l’agricoltura italiana, con particolare riferimento alle piccole aziende. Su queste questioni pesa poi la spada di Damocle dei prezzi pagati agli agricoltori. Ricordiamo a tutti che noi non possiamo programmare il prezzo di vendita dei nostri prodotti, perché siamo sottoposti ad un mercato drogato dalle speculazioni, dove il prezzo a noi pagato è un decimo di quello che pagano i consumatori. Per questo stiamo protestando in questi giorni: chiediamo una legge chiara che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per i produttori agricoli e per i consumatori. I prezzi pagati agli agricoltori sono fermi da trent’anni, tanto che ai consumatori alcuni prodotti arrivano a costare fino a dieci volte di più. Siamo l’unica categoria a non poterci basare sui costi di produzione a non poter applicare i costi, subendo tutti gli svantaggi del mercato e delle possibili intemperie della stagione, pur avendo costi alti e certi legati alla semina e alla produzione. Non stiamo ora a tediarvi elencandovi nel dettaglio quello che chiediamo, che abbiamo più volte spiegato alla stampa e portato all’attenzione della politica, ma vogliamo limitarci a trasmettere un messaggio molto semplice: noi agricoltori non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi, ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione. Protestiamo quindi per difendere la dignità di tutti gli agricoltori e per chiedere con forza che venga corrisposto il giusto alle nostre produzioni. Un Futuro all’Agricoltura e al Made in Italy. Tutto questo semplicemente perché senza agricoltura non c’è vita, non c’è sovranità alimentare, non c’è libertà; chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli. Concludiamo con un saluto all’Italia, alla Rai e a te Amadeus. Grazie per aver dato voce agli agricoltori nel tempio della musica italiana. Negli scorsi giorni abbiamo insistito nel voler salire noi stessi sul palco per un unico motivo: far vedere anche i nostri volti, facce pulite che rappresentano il futuro dell’agricoltura italiana e occhi appassionati di chi crede ancora che, citando Papa Francesco, non c’è umanità senza coltivazione della terra”.

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