Samecar. Genio incompreso
Si narra che Francesco Cassani ideò il Samecar Agricolo nel 1961 durante una vacanza a Cortina. Nel bel mezzo di una passeggiata con la figlia, l’ingegnere si bloccò e con un bastone disegnò sul terreno il bizzarro mezzo che aveva la struttura portante di un trattore ma l’aspetto di un camioncino. Al ritorno in azienda Francesco […]
Si narra che Francesco Cassani ideò il Samecar Agricolo nel 1961 durante una vacanza a Cortina. Nel bel mezzo di una passeggiata con la figlia, l’ingegnere si bloccò e con un bastone disegnò sul terreno il bizzarro mezzo che aveva la struttura portante di un trattore ma l’aspetto di un camioncino. Al ritorno in azienda Francesco realizzò il progetto, presentandone il prototipo il 3 marzo 1961 alla Scuola Sperimentale di Agricoltura delle Capannelle.
Stiamo parlando di un veicolo assolutamente avveniristico per l’epoca e anche funzionale, padre di quelle macchine che nelle generazioni a venire saranno chiamate porta attrezi. In quegli anni l’unica altra azienda che produceva mezzi del genere era Mercedes-Benz con l’Unimog 411 che montava il motore Mercedes-Benz OM 636 di 1.767 cc e 30 cavalli e viaggiava a 55 chilometri all’ora trasportando un carico di 22 quintali.
Samecar. La driveline del Puledro
Il Samecar prese sostanzialmente vita dalla driveline del Same Puledro, col gruppo motore (Same DA 1152/35, raffreddato ad aria a 2 cilindri), frizione, cambio, differenziale sostenuto da una coppia di longheroni che fungeva da tealio. La struttura prevedeva in posizione anteriore volante e pedaliera attorno ai quali è stata realizzata ad hoc la cabina, mentre sul posteriore era montato un pianale di carico da 20 quintali di portata ribaltabile lateralmente e posteriormente oltre che rimovibile per le operazioni di aratura.
Altra chicca le sospensioni indipendenti con molle elicoidali sul posteriore e balestra con ammortizzatori telescopici sull’anteriore. La velocità massima era di 22 chilometri all’ora e grazie al gancio era possibile trainare anche un rimorchio da 50 quintali. All’occorrenza al posto del pianale il Samecar poteva montare botti per il diserbo o per il traspporto dei liquami.
Samecar, non fu amore a prima vista con gli agricoltori italiani
Nonostante contenuti tecnologici davvero notevoli il Samecar fu accolto in maniera molto tiepida dagli agricoltori italiani che lo giudicarono scomodo in aratura e non indispensabile in trasporto visto che in azienda avevano già attrezzi carrellati. Same decise dunque di sospenderne la produzione nel 1965 continuando però a realizzare la versione industriale di maggior potenza.