Same Rubin Galileo

L’idea non era per niente sballata, anzi, soprattutto per quegli agricoltori che hanno a che fare con vaste superfici arabili il Same Rubin Galileo poteva essere una soluzione ideale per alleviare le fatiche e i mal di schiena di una lunga giornata di lavoro. Proposta nei tre modelli 160, 180 e 200 in tutto e per tutto identici a quelli convenzionali tranne che per l’adozione di una cabina autolivellante, la versione Galileo era capace di compensare pendenze sia longitudinali che trasversali.

Same Rubin Galileo. Una cabina così non si è più vista

Il sistema autolivellante si basava sull’integrazione di un circuito elettronico di controllo con un sistema idraulico di attuazione alimentato dal circuito del trattore. In base ai dati inviati da una serie di sensori di posizione, la centralina comandava l’azionamento di 4 pistoni idraulici mantenendo automaticamente la cabina in assetto orizzontale al variare della configurazione del terreno e delle variazioni di assetto momentanee, come nell’entrata in curva e in frenata.

Same Rubin Galileo

Anche se in salita e in discesa i pistoni potevano compensare dislivelli fino a 70 centimetri, il Rubin Galileo non era stato progettato tanto per lavorare in collina, quanto per sfruttare la capacità di livellamento trasversali e per permettere di arare entrosolco mantenendo la schiena dritta, con un evidente miglioramento delle condizioni di comfort.

SameRubin Galileo

Certo il sistema assorbiva qualche cavallo di potenza, e forse il maggior costo rispetto alla versione a cabina fissa poteva scoraggiarne l’acquisto, ma a frenare la sua commercializzazione furono i problemi legati all’affidabilita del sistema elettronico. Sarebbe stato necessario investire ulteriori risorse per mettere a punto il progetto, che invece furono dirottate sullo sviluppo di altri prodotti ritenuti più strategici e commercialmente più importanti (come i nuovi Iron), fatto sta che di Rubin Galileo in circolazione se ne videro davvero pochi.

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