Strana e lunga storia quella dei Same Explorer, i primi videro nell’ormai lontano 1983. Si trattava di due trattori con motori da 55 e 65 cavalli completamente nuovi in tutti i componenti, dai propulsori alla trasmissione per finire con il posto guida. I nuovi motori Same, raffreddati ad aria ed olio, presentavano soluzione inedite come le nuove testate con speciali condotti di aspirazione ad alta turbolenza. Erano potenti e parchi nei consumi. Di nuova concezione anche il cambio, compatto, concepito su tre alberi, premontato al banco e facilmente inseribile nella scatola trasmissione. Le scelte di trasmissioni arrivavano a sei con le varianti top che prevedevano un cambio di cinque marce che poteva raggiungere i 30 all’ora.

Same Explorer 3, macchine inedite e moderne

Per l’epoca si trattava di novità tecniche e possibilità di scelta mai viste e i Same Explorer si imposero subito come trattori agili, manovrabili e moderni. Nel 1986 la serie venne modificata e ampliata, il 55 e il 65 diventarono 60 e 70 e si aggiunsero due modelli più potenti, l’80 e il 90. Nel 1988 uscirono gli Explorer II, dotati di nuovi propulsori e di nuove trasmissioni. Venne disponibile l’innovativo cambio “Syncro Power” 40 più 40 dotato di due marce sotto carico in powershift e gli inserimenti della doppia trazione e dei bloccaggi differenziale divennero di tipo elettroidraulico. I Same Explorer II offrivano di tutto e di più, comprese le lamiere prerivestite di zinco ma i concorrenti gli resero dura la vita. In Same, nel 1995, decisero di sostituirli con i nuovi Silver, macchine più potenti, pesanti e più moderne anche esteticamente. Gli Explorer furono dunque confinati ai paesi extra Cee dove continuarono la loro dignitosa carriera.

Ma i Silver erano anche più costi degli Explorer II, e a Treviglio decisero di reintrodurli sul mercato continentale in qualità di serie “basica” ovvero economica. Nel 1998 fecero quindi la loro ricomparsa gli Explorer II Top 70, 80 e 90. Offerti ad un prezzo molto interessante, si presero la loro nella rivincita risultando tra i trattori più richiesti nel nostro Paese. Nel 2004 la serie venne razionalizzata e ridotta a soli due modelli: il 785 e il 95, che adottarono il cofano arrotondato dei SIlver e il suffisso “Classic”. Dopo solo due anni altro cambiamento, all’Eima International di Bologna, del 2006 ecco arrivare i nuovi Same Explorer 3 85 e 100. Se si esclude il nome e parte della trasmissione, si trattava di trattori completamente nuovi a partire dall’estetica: al posto della spigolosa cabina originale venne adottato un modulo guida più moderno, derivato da quello dei Dorado.

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Nuovo cofano e nuovi motori

Il cofano contraddistinto da sei fari verticali disposti su due file era completamente nuovo e riprendeva la linea di tutti i Same di nuova generazione. Tra le innovazioni tecniche spiccava l’adozione dei propulsori Deutz. Al Sima di Parigi del 2009, i motori Deutz diventarono turbo/intercooler emissionati Stage IIIA. Si aggiunse il modello da 110 cavalli, nuovo top della serie e vennero introdotte interessanti novità tecniche sulle trasmissioni. A partire dal 2012, la serie aveva cambiato ancora ed ecco apparire i nuovi Explorer3 90 e 105 spinti da motori non più Deutz, da Same da 88 e 102 cavalli. Una scelta che derivava dalla volontà di differenziare e personalizzare nel tempo i diversi marchi del Gruppo e di sottolineare ancora di più il concetto di Made in Italy per quanto riguarda il brand Same.

La meccanica. Sotto il cofano torna Same. Interamente costruito a Treviglio, il nuovo Explorer monta il 4 cilindri 1000:4

Il modello oggetto della prova è il più potente e accessoriato, definito Explorer 3 105 DT E3GS. Esteticamente non differisce di molto dai predecessori ma è fortemente caratterizzato dai larghi pneumatici anteriori misura 540/65R24 e posteriori 600/65R34, che erano disponibili a richiesta (1.300 euro). Il bel cofano e la luminosa cabina nascondevano tutte le vere novità. Il propulsore era un SDF tipo 1000.4 WTI Euro III: la sigla svelava tutte le sue principali caratteristiche, quattro litri di cubatura, quattro cilindri, turbo-intercooler a regolazione elettronica.

La potenza massima corrispondeva a 102 cavalli mentre la coppia massima tra 1.400 e 1.600 giri era di 38.3 chilogrammetri. La corrispondente riserva di coppia era del 21%, non elevata ma bisognava tenere presente che la potenza nominale veniva erogata a 2.300 giri rispetto ai 2.100 dei propulsori Deutz. Conseguentemente il campo di utilizzo tra coppia massima e regime nominale era maggiore. Oltretutto la massa di poco superiore ai quaranta quintali garantiva un buon rapporto peso/potenza.

Nessun problema coi climi rigidi

Era dotato di punterie idrauliche esenti da manutenzione che concorrevano a gestire alla perfezione l’anticipo dell’iniezione ottimizzando il funzionamento del motore a freddo e con climi rigidi. Il livello di emissionamento era lo Stage IIIA ma il propulsore era stato concepito per raggiungere anche quello successivo, lo Stage IIIB. Il serbatoio gasolio da 160 litri era ben accessibile e garantiva una buona autonomia di lavoro, considerando che il motore era poco assetato di carburante come da tradizione Same. Buona anche l’accessibilità al vano motore, grazie al cofano basculante e ben posizionato.

La trasmissione standard presentava un cambio a cinque marce sincronizzate a quattro gamme di lavoro tra cui quella delle superridotte. Le 20 marce risultanti venivano raddoppiate grazie all’Hi-Lo a pulsanti per un totale di 40 rapporti in entrambi i sensi. L’inversore elettroidraulico al volante consentiva dunque di invertire la direzione sotto carico in tutte le velocità e disponeva della posizione di neutro e della regolazione della sensibilità di intervento. La velocità minima partiva da 0,45 km/h per arrivare fino ai 40 km/h in quarta veloce a tutto gas oppure in quinta a un regime inferiore del motore (funzione definita “Oveerspeed”).

L’idraulica veniva attivata da una pompa a ingranaggi da 56 litri al minuto. Serviva il sollevatore elettronico presente sul modello in prova (in opzione a 1.300 euro) dotato di martinetti supplementari (450 euro) che consentivano di sollevare 6.200 kg anziché 5.300 alle rotule. Il sollevatore elettronico era facile da impostare e azionare come il resto dei tre distributori supplementari di serie. In opzione era disponibile anche un altro distributore e il gruppo sollevatore e presa di forza anteriori. Di serie invece la presa di forza posteriore a 540 e 1.000 giri.

La cabina. Spaziosa e allegra. Comfort e ergonomia sono di livello, ma occorreva pescare nel listino degli optional

La bella cabina a soli quattro montanti aveva beneficiato di importanti modifiche: la più importante riguardava l’adozione di un nuovo gruppo di condizionamento più efficace e compatto che aveva permesso di recuperare 70 mm di spazio in altezza in cabina. Questo, inoltre, oltre ad aumentare l’abitabilità, consentiva di ottenere una migliore visibilità all’esterno grazie alla maggior superficie vetrata. I consueti interni moderni e colorati presentavano le consolle destra e sinistra migliorate e dotate di vano portaoggetti, nonché delle bocchette di ventilazione. Presente anche il sedile passeggero, di dimensioni contenute. Ben leggibile la nuova strumentazione e buona l’insonorizzazione di cabina, migliorata rispetto ai precedenti Explorer grazie anche a un tappeto specifico. Alla fine, l’Explorer3 105 era un buon trattore con molte carte vincenti, e veniva offerto a un prezzo ragionevole di 59.600 euro. Peccato che molti accessori, a volte indispensabili, fossero solo a richiesta.

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