Nonostante l’arrivo di precipitazioni sparse in tutta Italia nelle ultime due settimane di febbraio, il problema della siccità è tutt’altro che risolto, con il più grande fiume italiano, il Po, in grande sofferenza, con livelli d’acqua solitamente registrati in estate. Una situazione esplosiva per l’agricoltura, alla luce di un anno già complicatissimo. Con effetti gravi su numerose colture, a partire dal riso, per cui si prevedono riduzioni di migliaia di ettari di superficie coltivata sul suolo nazionale. Per cercare di porre un freno alla situazione preoccupante della siccità, il governo ha deciso di nominare un commissario straordinario e una cabina di regia tra ministeri.

“Quanto resisterà ancora la coltivazione del riso in Piemonte e in Lombardia?”. È con questa domanda provocatoria, e sulle suggestioni delle tradizioni novecentesche legate a questo cereale, che il presidente dei Contoterzisti Vercellesi Beppe Delsignore ha aperto il suo intervento a commento della situazione che ha investito i distretti risicoli nel nord-ovest. Non sono mancate, poi, parole sugli obiettivi e sulle strategie che la nuova figura governativa designata per fronteggiare questa problematica potrebbe mettere in campo.

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“Mi auguro che il commissario sia un manager cresciuto lontano dalla frenesia dei bizantinismi e totalmente estraneo alla logica del facile consenso con finanziamenti a pioggia che posticipano ma non risolvono il problema, se mai lo aggravano”, incalza Delsignore. “Sono stati raccolti dati e informazioni a sufficienza sul fenomeno siccità, ora si tratta di usarli in fretta concretizzandoli in azioni e investimenti. Ulteriori tavoli di confronto non servono se non a perdere tempo prezioso e trasformare in farsa un’emergenza reale. Senza segnali chiari saremo costretti a seminare soia invece del riso”.

Per il riso e la carenza d’acqua servono “poca burocrazia” e “forte operatività”

In considerazione dei progetti regionali per la creazione di invasi d’acqua e infrastrutture, “la figura del commissario deve facilitare il coordinamento tra le istituzioni e i vari enti coinvolti nella gestione della risorsa idrica, ma soprattutto deve poter adottare un piano di interventi straordinari, fatto di buone pratiche e innovazione tecnologica, ricarica della falda, un attento monitoraggio delle richieste di nuovi attingimenti, revisione dei deflussi minimi vitali (dmv) dei laghi del nord, riducendo sin da subito gli attuali attingimenti, e ulteriori micro invasi, senza temere poi le forche caudine dei magistrati che se proprio vogliono agire lo facciano ora, per cerare chi o cosa ha ridotti alla sete le nostre terre. Lo scorso anno la produzione ha perso il 17 per cento, quest’anno la tendenza potrebbe risultare ancora più marcata. L’esempio da seguire c’è, è quello per la ricostruzione del ponte Morandi di Genova, poca burocrazia, forte operatività”.

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