Riso, Coldiretti lancia l’allarme sulle semine: gravi effetti da aumento costi e siccità
La sigla: "A preoccupare non è solo l’economia e l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità".
Alle tante colture su cui iniziano a pesare gli effetti della crisi ucraina si aggiunge anche quella del riso: la gravissima siccità registrata tra il 2021 e il 2022 (con la diminuzione delle precipitazioni a livello nazionale di oltre 1/3 e della metà in alcune zone del Nord Italia) combinata all’aumento record dei costi di produzione (a causa dell’impennata dei prezzi di energia e materie prime), sta infatti mettendo in serio pericolo le semine in tutta la Penisola, che contribuisce quasi alla metà del raccolto europeo. L’allarme è stato lanciato dalla Coldiretti, proprio alla vigilia della stagione delle semine che, stando ai dati forniti dalla sigla agricola, potrebbero essere tagliate di oltre 3000 ettari. Una diminuzione che andrebbe ad impattare su un settore con 227mila ettari coltivati e 3700 aziende agricole che raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, oltre il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori a livello internazionale.
Riso, l’allarme Coldiretti alla vigilia della semina
Uno scenario preoccupante, avverte la Coldiretti, proprio nel momento in cui i consumi alimentari mondiali potrebbero nel tempo spostarsi in diversi paesi dal grano al riso, secondo il dipartimento dell’agricoltura statunitense (Usda) che evidenzia come i mercati cerealicoli globali sono stati colpiti dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla la quasi completa cessazione delle esportazioni di grano da quel Paese. Inoltre, la mancata disponibilità di acqua pesa nelle fasi inziali di sommersione con il 90% del riso italiano che si coltiva nel triangolo d’ora tra Pavia, Vercelli e Novara ma la coltivazione è presente in misura significativa anche in Veneto, Emilia Romagna e Sardegna.
Le ultime precipitazioni sono state deboli e poco incisive per cui l’area del distretto del Po è ancora in una condizione “estremamente deficitaria” per la quantità di risorsa idrica presente e stimata, secondo l’Osservatorio sulle crisi idriche dell’Autorità distrettuale. Senza dimenticare – precisa la coldiretti – la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori.
Il commento
“Per cercare di contrastare l’aumento dei costi di produzione bisogna lavorare fin da subito sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione” afferma il presidente della coldiretti Ettore Prandini.
A preoccupare – conclude la coldiretti – non è solo l’economia e l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Sono 200 infatti le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al vialone nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come indicazione geografica protetta, passando per il roma e il baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.