Renault Atles, gli ultimi trattori della Losanga. Che ne sanno i 2000
Correva proprio l’anno 2000 quando fu presentata l’ultima serie di trattori Renault Agriculture, tre anni prima dell’acquisizione da parte di Claas (2003). Si chiamava Renault Atles e costituì la gamma di maggiore potenza mai realizzata dalla Casa francese. Secondo i piani originali di Renault Agriculture, gli Atles avrebbero dovuto rilanciare il marchio della Losanga sull’intero palcoscenico […]
Correva proprio l’anno 2000 quando fu presentata l’ultima serie di trattori Renault Agriculture, tre anni prima dell’acquisizione da parte di Claas (2003). Si chiamava Renault Atles e costituì la gamma di maggiore potenza mai realizzata dalla Casa francese.
Secondo i piani originali di Renault Agriculture, gli Atles avrebbero dovuto rilanciare il marchio della Losanga sull’intero palcoscenico europeo, ma in verità conobbero vera gloria solo sul mercato transalpino. In Italia, se ne videro davvero pochi e molti agricoltori italiani ne ignorarono totalmente l’esistenza, colpa di una strategia di marketing non sufficientemente aggressiva.
Renault Atles, oltre i 200 cavalli col sei cilindri Deutz
La serie Renault Atles era composta inizialmente da tre modelli (Atles 915, 925 e 935) rispettivamente da 205, 240 e 260 cavalli, erogati dai sei cilindri turbo intercooler da 7,2 litri di fabbricazione Khd-Deutz. La trasmissione era caratterizzata da un cambio full-powershift da 18 rapporti in avanti e 8 in retro.
La trasmissione veniva gestita da un joystick multifunzione e da un inversore elettroidraulico; un apposito sistema di gestione della progressività di cambiata adattava i tempi di passaggio da una marcia all’altra in funzione del carico motore. Tutti i parametri della trasmissione venivano monitorati su un apposito display montato sul montante destro della cabina.
Renault Atles, una dotazione standard di alto livello
L’impianto idraulico, di tipo load sensing a circuito chiuso, era caratterizzato da una pompa a cilindrata variabile da 110 litri al minuto di portata massima e 200 bar di pressione di esercizio. Il circuito poteva essere allestito con un massimo di quattro distributori. Il sollevatore posteriore vantava una capacità massima di 120 quintali.
La cabina era installata su un sistema di sospensione basato su quattro gruppi molla-ammortizzatori, che garantiva un livello di comfort superiore rispetto alla classica architettura su silent-block. La dotazione standard prevedeva un sedile a sospensione pneumatica, impianto di climatizzazione e vano frigo.