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Non ci piace mettere il dito nella piaga. Ma il caso dei Piani di Sviluppo Rurale (Psr) è troppo clamoroso e merita di essere ridicolizzato portando a galla tutti gli impietosi numeri che descrivono l’andazzo del Programma 2014-2020.

A gennaio vi avevamo fornito i dati relativi all’avanzamento della ‘spesa’ nelle diverse Regioni italiane, accertati da Rete Rurale Nazionale: una situazione tragicomica da nord a sud, con pochissimi casi sopra la sufficienza. Da quella prima analisi, emergeva che a livello nazionale dall’inizio della programmazione erano stati rendicontati 855,2 milioni di euro, pari al 4,1 per cento del totale disponibile sull’arco 2014-2020.

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Il confronto imbarazzante con gli altri Paesi europei

A fine marzo sono stati ufficializzati i dati aggiornati in mano alla Commissione europea. Secondo quanto dichiarato da Bruxelles, con il 6,2 per cento dei fondi erogati, la nostra cara Penisola si colloca al penultimo posto all’interno dell’Unione per la quota di risorse spese per gli interventi previsti dal Secondo Pilastro della Pac. Un valore più che dimezzato rispetto al 14,2 per cento della media europea complessiva.

Solo Malta realizza un risultato peggiore, con un tasso di spesa pari ad appena il 2,3 per cento rispetto allo stanziamento dell’intero periodo di programmazione 2014-2020. Assai diversa la situazione in Finlandia, Austria e Portogallo che hanno utilizzato rispettivamente il 35,2, il 26,9 e il 26,4 per cento del budget a disposizione. Sono invece allineate alla media UE Francia e Germania, che hanno raggiunto il 14,4 per cento.

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