Mentre l’iter per il pagamento della terza rata del PNRR dell’Italia (pari a 18,5 miliardi di euro), dopo una lunga fase contrattuale tra Roma e Bruxelles, è quasi giunto al termine, Federacma riaccende i riflettori sulle modalità con cui i fondi europei potranno essere utilizzati nel mondo dell’agromeccanica. Per il quale è stato messo a disposizione un tesoretto cospicuo, pari a 400 milioni di euro, destinato alla sostituzione di trattori, macchinari e attrezzi da parte degli agricoltori.

Destinato in particolar modo a favorire l’ingresso nel settore primario italiano di un numero crescente di mezzi con motorizzazioni green e di tecnologie per l’agricoltura di precisione, il provvedimento, per ora, prevede un limite di spesa pro capite di 70mila euro. Le risorse saranno gestite dalle regioni (presumibilmente previo decreto governativo finalizzato alla distribuzione dei fondi), con gli acquisti che dovranno essere finalizzati entro il 2025, per un totale di oltre 15mila beneficiari nel nostro Paese.

PNRR, entrano nel vivo le misure per l’agromeccanica. Il punto di Federacma

Ed è proprio in previsione di questa importantissima scadenza, di vitale importanza per il rinnovamento tecnologico di tutto il settore, che Federacma ha rivolto agli assessori regionali una serie di spunti e suggerimenti al fine di migliorare l’efficacia della misura. “Dopo aver avviato le interlocuzioni con l’Unità di Missione PNRR del Ministero dell’Agricoltura, dove sono state accolte numerose nostre richieste – ha esordito Andrea Borio, presidente Federacma – chiediamo ora ascolto alle Regioni che gestiranno questa misura. Tra le nostre proposte: l’utilizzazione del modello operativo già sperimentato con i finanziamenti veicolati tramite il Piano di Sviluppo Rurale dove l’agricoltore può massimizzare la liquidità, a fronte di un prestito bancario, vedendosi sottrarre momentaneamente appena il 20% delle proprie risorse come acconto per prenotare i macchinari. Una impostazione che preveda i dealer svolgere un ruolo di anticipatori del finanziamento bloccherebbe di fatto la misura”.

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“Riteniamo opportuno, inoltre, prevedere tempi di consegna ragionevoli, stante lo scenario internazionale che complica il lavoro delle case produttrici, l’installazione di antifurti di ultima generazione, con rilevamento GPS e collegamento all’Interpol per scongiurare di sostenere con fondi italiani l’agricoltura di Stati esteri nonché eliminare chiaramente la possibilità di acquistare, come accaduto in passato, autovetture fuoristrada 4×4 elettriche o a biometano che nulla c’entrano col mondo produttivo”.

Non mancano, infine, i suggerimenti sulla corretta procedura per la sostituzione dei vetusti veicoli inquinanti. “Contrariamente ad esperienze del passato – incalza Borio – dovrebbe avvenire solo per mezzi marcianti e funzionanti e, possibilmente, con immatricolazione ante 1996 così da togliere dalle strade e dai campi trattori privi dei dispositivi di sicurezza più basilari come cintura e roll-bar. Basti pensare che ogni anno a causa di rovesciamenti di trattori si registrano almeno 120 decessi. Raggiungeremmo in tal modo un doppio risultato a beneficio dell’ambiente e dei lavoratori”.

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