In Italia fino al 1965 si assistette a quello che venne definito il “Miracolo economico”. Fu un consistente rilancio dell’ economia iniziato nel 1950 che portò il prodotto interno lordo a crescere anche oltre sei punti all’ anno. All’inizio gli italiani si indebitarono per motorizzarsi con le mitiche Lambrette e Vespe o diverse motociclette, poi passarono velocemente alle auto, Fiat 600 e 500 in primis. Con la diminuzione delle vendite delle due ruote, molti costruttori si ingegnarono per diversificare la produzione producendo anche mezzi agricoli. Stiamo parlando della Moto Guzzi, dell’ MV Agusta, della Motom e soprattutto della Piaggio.

Quest’ultima, fondata nel 1884 a Sestri Levante, nel tempo produsse un po’ di tutto, arredamenti navali, componenti metalmeccanici, ferroviari, aerei ed elicotteri. Nel 1946 il geniale ingegner Corradino D’ Ascanio inventò la mitica Vespa, lo scooter più famoso e venduto al mondo cui fece seguito l’Ape, il tre ruote per eccellenza. Poi, agli inizi degli anni Settanta, per far fronte alla diminuzione di vendite di scooter alla Piaggio si buttarono nel mondo agricolo e del garden con un bellissimo trattorino, il “T 111”. Poco più di 250 chili di peso, passo di 1.179 mm, larghezza regolabile inferiore a un metro era spinto da un monocilindrico a miscela da 187 cm3 derivato dalla Vespa 200 erogante 9 cavalli.

Il cambio era un quattro marce avanti e indietro e la dotazione standard o a richiesta comprendeva innumerevoli varianti. In Piaggio non trascurarono neppure il design, il T 111 si presentava in una bella livrea bianca e arancione con una linea moderna e accattivante. Fu presentata anche una versione con motore monocilindrico Diesel sempre da nove cavalli commercializzata in un centinaio di esemplari. La versione standard a miscela venne immatricola in 400 unità in quattro anni poi la Piaggio abbandonò il settore in quanto gli scooter e i motocarri ricominciarono a “tirare” ed erano molto più remunerativi per l Azienda.

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