26 mila aziende e un valore di oltre 13 miliardi di euro tra produzione e industria: sono questi i numeri che caratterizzano il comparto suinicolo italiano. Ora, più che mai, messo a rischio dalla proliferazione della Peste Suina Africana, veicolata dai cinghiali, una piaga che dilaga nei campi italiani e che, oltre alla produzione agricola, sta mettendo a rischio anche quella zootecnica. Un problema serio, al centro del dibattito pubblico da anni, su cui le sigle di settore puntano costantemente i riflettori.

Come Cia-Agricoltori Italiani che proprio recentemente ha incontrato Giovanni Filippini, il nuovo commissario straordinario per la PSA (per l’appunto, Peste Suina Africana). Il faccia a faccia, svoltosi nella sede nazionale a Roma, ha permesso di porre al centro del dibattito alcuni punti, ritenuti fondamentali dalla sigla per fermare l’escalation del morbo e garantire quindi la sopravvivenza delle stalle.

Tante le richieste avanzate: dalla salvaguardia degli allevatori attraverso indennizzi adeguati e blocco degli oneri al contenimento massiccio dei cinghiali, principali vettori della peste suina, fino ad arrivare allo stop temporaneo nelle zone rosse alle attività di caccia, raccolta funghi, trekking, per limitare al massimo la circolazione del virus.

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Peste suina, il commento di Cia

“Ringraziamo moltissimo Filippini per la disponibilità immediata al confronto con noi sull’emergenza”, ha esordito il presidente di Cia, Cristiano Fini. “Nel giro dell’ultimo mese, la situazione è fortemente precipitata, con 24 focolai di peste suina registrati negli stabilimenti del Nord Italia, di cui 18 in Lombardia, che da sola conta più del 50% del totale degli allevamenti suinicoli nazionali. È chiaro che ora non si può più aspettare, serve grande sinergia e lavoro di squadra per evitare il disastro”.

Per questo, ha continuato Fini, “innanzitutto abbiamo chiesto al commissario di garantire un futuro agli allevatori colpiti. Questo significa prevedere ristori rapidi e consistenti per coprire tutti i danni diretti e indiretti, dal fermo produttivo al deprezzamento dei capi al blocco delle attività connesse, come gli impianti di biogas. Necessari, poi, strumenti di supporto alle imprese (moratoria mutui, cassa integrazione, esoneri contributivi) e sostegni agli investimenti per aumentare la biosicurezza in azienda”.

Altrettanto fondamentale, per impedire il diffondersi dell’epidemia, “è accelerare e intensificare le operazioni di contenimento dei cinghiali, con personale specializzato e cabina di regia unica, partendo dalle zone cuscinetto e dai distretti suinicoli”, ha aggiunto il presidente di Cia. Inoltre, “nelle zone di restrizione, e limitatamente al periodo di emergenza, occorrerebbe un divieto a caccia, pesca, raccolta di funghi e tartufi, trekking e mountain bike, sempre con l’obiettivo di fermare i contagi e sensibilizzare la popolazione sul tema.

D’altra parte, ha concluso Fini, “è in gioco la tenuta di un settore chiave del nostro agroalimentare”. Da parte sua, il commissario Filippini ha assicurato dialogo e collaborazione costante con Cia, accogliendo le richieste dell’organizzazione e illustrando la sua nuova strategia per dare una svolta alla lotta contro la peste suina e salvare gli allevamenti.

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