PAC: politica agricola comune

Eco-scheme, New Green Deal, New Delivery Model, Recovery Fund, o New Generation Eu. Sono tanti i termini chiave che servono a definire la nuova PAC (Politica agricola comune), che potete approfondire qui.

Così come sono davvero tanti, ma forse meno del previsto (dipende dai punti di vista), i miliardi messi in campo per sostenere l’agricoltura italiana ed Europea. Economi aduramente colpita dalla recente emergenza sanitaria.

Il problema è che, come ci ha insegnato questa pandemia, i numeri di per sé vogliono dire poco. Non solo: il loro significato cambia a seconda di come li si interpreta.

Per questo, per capire meglio le linee di questa nuova politica agricola comune PAC, abbiamo incontrato Paolo De Castro, Coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

Paolo De Castro
Paolo De Castro

Quali sono i punti principali della nuova politica agricola comune?

Per noi della commissione Agricoltura, lo sosteniamo da tempo, il primo pre-requisito è che la prossima Politica agricola comune sia al centro degli interessi di tutti i 27 Paesi membri.

Questi, potranno declinare le regole a livello nazionale, in funzione delle loro caratteristiche territoriali ed esigenze economiche. Questo, però, partendo da un unico denominatore, un eco-scheme impostato in base al disegno di New Green Deal lanciato dalla Commissione Ue, presieduta da Ursula von der Leyen.

La proposta iniziale di riforma della Pac, presentata due anni fa dalla vecchia Commissione, non ci è mai piaciuta. Avrebbe comportato il rischio di una ri-nazionalizzazione di questa politica, con effetti deleteri per tutti, per l’Italia e le Regioni.

Per questo, con il regolamento transitorio, abbiamo chiesto di estendere le regole della Pac, in scadenza quest’anno, a tutto il 2022.

I lavori sono in corso, ma riteniamo ci siano buone probabilità di avere il via libera da Commissione e Consiglio. L’obiettivo, in prima battuta, è dare certezza legislativa e tranquillità economica ai nostri agricoltori in attesa di una riforma più consona al nuovo quadro finanziario dell’Ue che nel frattempo si sta delineando.

Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi per il sistema Italia?

Nella fase transitoria, tra il 2021 e 2022, la Pac dovrà essere un punto fermo per gli agricoltori e per tutta la filiera agroalimentare. 

Un architrave legislativo che garantisca il mantenimento dell’attuale dotazione finanziaria, l’estensione dei Programmi di sviluppo rurale per i prossimi due anni, così come l’estensione delle misure pluriennali, come ad esempio quelle per l’agricoltura biologica.

Tra i punti qualificanti, anche l’estensione, nell’ambito della gestione del rischio, ai fondi mutualistici dell’abbassamento dal 30 al 20 per cento della soglia del reddito nel calcolo del danno medio.

Non solo: l’estensione al 2022 dei programmi operativi, come l’Ocm ortofrutta e dei diritti di impianto vitivinicoli.

Infine, puntiamo all’attivazione della riserva di crisi, con fondi esterni alla Pac, con un budget non inferiore a 400 milioni.

Intanto, per fare fronte ai danni provocati al settore dall’emergenza Covid, il 19 giugno scorso al Parlamento abbiamo approvato a larga maggioranza un provvedimento che dà la possibilità ai Governi e alle Regioni, attraverso il Fondo per lo sviluppo rurale, di erogare circa 420 milioni di euro a sostegno della liquidità di agricoltori, piccole e medie imprese e cooperative agricole.

Questo significa che alle singole aziende andrà un importo forfettario di 7 mila euro, contro i 5 mila consentiti finora, a Pmi e Coop 50mila.

Una prima importante risposta al settore nel suo complesso, messo in ginocchio dalle restrizioni durante il lockdown, alla libera circolazione nel mercato interno, alla chiusura di negozi, mercati all’aperto, alberghi e degli esercizi di ristorazione in genere.

PAC

C’è dibattito sul budget messo a disposizione: c’è chi ritiene che considerando prezzi costanti il budget risulti pesantemente tagliato. Cosa vuol dire e perché si utilizzano punti di vista così diversi?

Noi eurodeputati ribadiamo che il finanziamento per la Pac fino al 2027 dovrà essere mantenuto al livello del periodo 2014 in termini reali, rigettando qualsiasi ipotesi di taglio di bilancio al settore.

Se il regolamento transitorio entrerà in vigore prima del raggiungimento di un accordo sul futuro Quadro finanziario pluriennale, i massimali nazionali per i pagamento diretti, per lo sviluppo rurale e il sostegno settoriale nel 2021 e, potenzialmente, nel 2022, dovrebbero essere basati su quelli del bilancio Ue 2020.

Intanto, in base a nostre elaborazioni su dati della Commissione Ue, ricordiamo che nella proposta presentata dallo stesso esecutivo, il bilancio agricolo 2021-2027 prevede un aumento delle risorse disponibili di 24 miliardi, a prezzi costanti 2018, portando il budget per i prossimi sette anni a 348 miliardi. E questo, a fronte di tagli fino al 15 per cento dei fondi paventati due anni fa dalla vecchia Commissione.

Dei 24 miliardi, 15 provengono dal cosiddetto Recovery Fund, o New Generation Eu, e sono destinati al Fondo europeo agricolo dello sviluppo rurale, per realizzare gli obiettivi ambiziosi indicati nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità.

I 9 miliardi aggiuntivi arrivano invece dalla nuova proposta di Quadro finanziario pluriennale 2021-2027: 4 miliardi per i pagamenti diretti ai produttori agricoli e 5 miliardi per lo sviluppo rurale.

PAC

Dal punto di vista generale quali sono gli impatti che lascia il Covid-19 sul mondo dell’agricoltura italiano e cosa vi aspettate fino al prossimo anno?

C’è sicuramente il dramma della pandemia, che ha fatto registrare migliaia di decessi e messo in pericolo la vita di tanti cittadini. Poi, c’è ovviamente una crisi economica che dovremo affrontare con fermezza, determinazione, ma anche con strumenti di politica e di programmazione ambiziosi.

In Italia, la domanda interna dei prodotti agroalimentare negli ultimi mesi ha subito un crollo del 25-30%. Quella delle esportazioni del 40%, a causa del lockdown del comparto Horeca nei principali mercati del Made in Italy.

Ora, il nuovo ‘sentiment’ a favore della scienza potrebbe avere ricadute importanti e immediate a livello europeo. Sia per individuare le strategie di contenimento del virus, che per la ricerca di una soluzione definitiva, ovvero la messa a punto di un vaccino.

In particolare, per le nuove biotecnologie sostenibili, in grado di ottimizzare la risposta delle piante agli stress climatici e alle malattie. Questo darebbe un contributo fondamentale al raggiungimento della sicurezza alimentare. La quale, non può più essere una variabile da sottovalutare.

Nel frattempo l’Unione europea deve essere in grado di produrre beni di prima necessità per soddisfare le esigenze di tutti i suoi cittadini. Per questo è necessario attivare senza indugi e ulteriori ritardi tutti gli strumenti che l’Europa ha a sua disposizione. Non solo per salvaguardare l’agricoltura, ma addirittura per potenziarla, anche guardando alla Pac post-2020.

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