È meglio intermediare che produrre!

Di solito, quando la nonna prepara la torta di mele, normalmente per sé riserva solo una piccola fetta, lasciando il più ai nipotini. Ci può stare in questo caso…

Filiera agroalimentare

Un po’ più difficile da digerire è il fatto che nella filiera agroalimentare l’anello in assoluto più importante, l’agricoltore, sia tra i più deboli dal punto di vista economico; quello a cui rimane sul piatto una fettina troppo sottile. Cosa nota da tempo, che recentemente è stata riportata all’attenzione da uno studio firmato The European House Ambrosetti.

La fetta più grossa alla trasformazione

Considerando quella che viene definita la filiera agroalimentare estesa, 100 euro di utili vengono ripartiti nel seguente modo: l’industria di trasformazione alimentare si aggiudica 43,1 euro. A seguire la complessa struttura dell’intermediazione, che mette nella sua dispensa una porzione di utili pari a 19,6 euro (poco più di 5 euro vanno alla intermediazione in fase agricola, poco meno di 6 euro alla intermediazione industriale e i quasi 9 euro residui alla intermediazione di tipo commerciale).

Filiera alimentare

L’agricoltura nel suo complesso riesce a ritagliarsi una quota – date le precedenti considerazioni, di sicuro marginale – pari al 17,7 per cento. In pratica chi produce, coltiva, alleva, e fa il vero lavoro hard, riesce a tenersi in tasca poco più di un sesto dell’utile complessivo di filiera! E a proposito di filiera, ci sono due altre voci che incidono in maniera significativa: la distribuzione (che riesce a spartirsi l’11,8 per cento degli utili) e la ristorazione (7,8 per cento).

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