Museo Kohler
Pieve Modolena, Reggio Emilia. La Lombardini si trasferisce qui negli Anni 60. Gli operai, all’epoca erano 3mila

Museo Kohler, da sabato 14 dicembre è l’amplificatore e il tabernacolo della memoria aziendale. Un’operazione di ristrutturazione dell’esperienza, dei significati simbolici e del patrimonio tecnologico di Lombardini prima e Kohler poi, oltre che dell’edificio stesso, risalente al 1963. Una galleria che esalta i pionieristici e orizzontali Ldo e i verticali Ldr, gli La e gli Lda, le firme di Slanzi, Acme e Ruggerini, fino a monocilindrici Ld, ai Focs e ai Chd. Infine l’era in ‘black’, firmata Kohler, con la piattaforma Kdi e i benzina.

KDI, STAGE V E PROVENTIA

Il Museo Kohler e ‘Fatto con cura. Il motore raccontato dalle persone’

In occasione dell’inaugurazione, il Museo Kohler ha accolto la mostra ‘Fatto con cura. Il motore raccontato dalle persone‘ e sarà accompagnata da un libro che ripercorre l’intera mostra. «L’inaugurazione del nuovo museo è un avvenimento importante e carico di molti significati» ci spiega Tommaso Maria Vezzosi, Communication Specialist di Kohler che insieme a Elena Marverti ha coordinato le varie fasi operative. «In quanto museo si inserisce in un filone storico proprio di Lombardini: fin dalla costruzione dello stabilimento, chiamato Gardenia dal nome del quartiere alla periferia di Reggio Emilia in cui sorgeva, è sempre stato presente uno spazio espositivo. Concepito come uno show-room più che come un museo, raccoglieva i modelli dell’azienda, senza però un percorso ragionato o esplicativo. Nel 2018 questa tradizione ci ha portato in dote una cinquantina di motori tra i quali ci è sembrato giusto mettere un po’ di ordine. Abbiamo quindi vagliato questo patrimonio e scelto alcuni modelli che per storia e tecnologia fossero rappresentativi di un’epoca o un particolare momento aziendale. A questi abbiamo affiancato le unità Kohler più importanti e tutte insieme rappresenteranno il cuore del nuovo museo».

Il Museo Kohler come il Teatro Valli: ‘Memorie di fabbrica’

Gallery of Engines è rappresentato anche lo spunto per consolidare lo stretto legame che unisce Kohler al proprio territorio. La storia industriale reggiana sarà protagonista a 360 gradi anche grazie a uno spettacolo teatrale intitolato ‘Memorie di fabbrica’ la cui genesi risale a un monologo di un operaio che lavorava nello stabilimento Gardenia nel primo dopoguerra e rappresentato alcuni anni fa nella vecchia fonderia ristrutturata. ‘Memorie di fabbrica‘ parte da quel primo spettacolo-monologo per arricchire la storia di ulteriori spunti.

Museo Kohler
Memorie di fabbrica. La traccia di Adelmo Lombardini, l’esistenza e la resistenza delle risorse dell’azienda, dal ventennio al dopoguerra

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Uno spazio ‘griffato’: Ilaria Bollati e Naomi Hasuike

Progettato fin dall’inizio come uno spazio flessibile che possa ospitare il susseguirsi di diverse mostre (temporanee, con diversi allestimenti quali schermi incassati e supporti mobili), il museo Gallery of Engines è caratterizzato da un layout liquido e mutevole nel tempo, che occupa una sorta di tunnel lungo circa 85 metri e largo circa 5 metri. Alla sua realizzazione, oltre ai dipendenti Kohler, alla divisione Comunicazione guidata da Nino De Giglio, hanno contribuito l’architetto Ilaria Bollati del Politecnico di Milano, specializzata in curatela museale, e lo studio Hasuike con l’architetto Naomi Hasuike. Lo studio aveva già partecipato alla realizzazione del design dei motori Kdi in qualità di consulente. Nino De Giglio, Sr Manager Brand & Communication, sarà il responsabile del museo, che inizialmente non sarà aperto al pubblico, ma visitabile gratuitamente da gruppi privati su appuntamento.

DE GIGLIO? CI HA RACCONTATO L’IBRIDO DI KOHLER

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