Motoagricole, la sfida per la nicchia: scendono in campo Antonio Carraro, Caron e Goldoni – L’analisi
A cavallo tra tradizione e innovazione, le motoagricole continuano a ritagliarsi un proprio spazio nella moderna agricoltura. Focus sui nuovi modelli disponibili sul mercato con muso stretto e motore a sbalzo proposti dai principali protagonisti Antonio Carraro, Caron e Goldoni
Tra gli anni Ottanta e Novanta le motoagricole rappresentavano una vera e propria icona delle piccole realtà contadine italiane, in cui trovavano larga diffusione in virtù della loro semplicità costruttiva e duttilità d’impiego. Col mutare dello scenario rurale caratterizzato dalla progressiva scomparsa delle aziende minori a favore di quelle più strutturate e professionali, negli ultimi tempi queste macchine hanno dovuto e saputo cambiare sensibilmente ruolo, proponendosi come soluzioni specializzate per particolari ambiti operativi.
Spiccano ad esempio le applicazioni forestali e municipali, per le quali sono proposti equipaggiamenti dedicati con attrezzature integrate come caricatori a pinza o gru. Da non sottovalutare anche l’impiego tra filari di vigneti e frutteti in considerazione della ridotta larghezza, che in alcune versioni arriva fino a un minimo di 1,3 metri. Sebbene il numero di ditte produttrici si sia notevolmente ridotto rispetto al passato, tutt’oggi sono ancora molteplici i costruttori attivi in questo segmento di mercato.
Sul panorama nazionale i principali protagonisti sono Antonio Carraro, Caron e Goldoni. Concentrandoci sulle motoagricole propriamente dette, ossia quelle con muso stretto e motore a sbalzo, di seguito facciamo una panoramica dei nuovi modelli realizzati da ciascuno di questi tre marchi.
Antonio Carraro: ecco le sue motoagricole
Antonio Carraro vanta nel proprio attuale listino tre modelli di motoagricole: il Tigrecar 3200, il Tigrecar 5800 e il Tigrecar 6800. Le motorizzazioni sono tutte Yanmar. Il modello minore è dotato di un tre cilindri da 1,1 litri in grado di sviluppare 26 cavalli; gli altri due sono invece provvisti del quattro cilindri giapponese da 2,1 litri con potenze di 51 e 66 cavalli. A livello di trasmissione, il Tigrecar 3200 presenta un cambio meccanico con 8 marce in avanti e 4 in retro, mentre sui Tigrecar 5800 e Tigrecar 6800 è installata un’unità che offre 8 più 8 rapporti.
Su tutte le nuove motoagricole Antonio Carraro è adottato il telaio integrale oscillante ACTIO con ruote sterzanti che assicura adeguata robustezza e al tempo stesso un’apprezzabile agilità grazie ai 15 gradi di oscillazione tra i due assali; il baricentro basso conferisce buona stabilità sui terreni in pendenza e la trazione integrale garantisce pregevoli prestazioni anche sulle superfici più impervie.
Nella dotazione di serie è compreso il bloccaggio differenziale posteriore, disinnesto delle unità motrici anteriori, presa di forza standard da 540 giri al minuto, gancio di traino e freni di servizio idraulici a doppio circuito agenti su tutte le quattro ruote. Sui Tigrecar 5800 e Tigrecar 6800 è disponibile anche il sistema di frenatura supplementare denominato SuperBrake, ideato per una maggiore sicurezza nelle soste in salita o discesa.
Il modello Tigrecar 3200 caratterizzato da dimensioni più compatte ha un passo di 2.110 millimetri e un peso a vuoto di poco meno di 14 quintali; la sua scheda tecnica indica una massa massima totale pari a 2.500 chili e quindi una portata utile di circa 11 quintali. Decisamente superiori sono le possibilità di carico sui modelli Tigrecar 5800 e Tigrecar 6800 con interasse da 2.530 millimetri e tara minima di appena 20 quintali, che con una massa massima totale di 4.500 chili dispongono di una portata utile di quasi 25 quintali.
L’impianto idraulico di base è caratterizzato da un distributore responsabile dell’azionamento del sistema di ribaltamento trilaterale del pianale. La cabina è disponibile esclusivamente per i due modelli maggiori Tigrecar 5800 e Tigrecar 6800; l’accesso all’abitacolo è agevolato dalle ampie portiere laterali in corrispondenza delle quali è possibile allestire prese idrauliche ed elettriche supplementari, mentre il design della struttura con profilo ricurvo del parabrezza frontale è concepito per migliorare la visibilità e facilitare il passaggio tra le coltivazioni arboree.
Caron
Il costruttore vicentino Caron schiera la sua rinnovata gamma AR/SR. Tale serie è contraddistinta da cinque nuove unità: AR/ST 190 Evo 5, AR/ST 390 Evo 5, AR/ST 630 Evo 5, AR/ST 590 Evo 5 e AR/ST 790 Evo 5. I primi tre modelli montano motore tre cilindri Kohler da 1.650 cc e 25 cavalli, mentre i due maggiori adottano il tre cilindri VM da 2,2 litri accreditato di una potenza di 68 cavalli. Sul minore AR/ST 190 Evo 5 la dotazione standard prevede una trasmissione meccanica con cambio da 12 marce in avanti e 6 in retro, mentre tutti gli altri sono forniti di serie del sistema sincronizzato da 16 più 8 rapporti.
L’intera nuova generazione di motoagricole Caron vanta quattro ruote motrici con possibilità di disinnesto della trazione anteriore, più bloccaggio dell’assale posteriore. Come indicato dalla sigla, ciascun modello è proposto sia nella versione articolata con snodo centrale (‘AR’), sia in quella a ruote anteriori sterzanti (‘ST’). Il passo varia da 2.030 a 2.520 millimetri, mentre l’oscillazione tra assali può arrivare fino a un massimo di 20 gradi. Il circuito idraulico prevede un distributore a due leve, con innesti rapidi dietro al sedile.
Il pianale di carico è abbinato a un sistema di ribaltamento trilaterale; in funzione dei vari equipaggiamenti che influenzano la tara del veicolo è possibile sfruttare una portata utile fino 33 quintali. Per collegare attrezzi ausiliari sono disponibili anche un gancio di traino omologato, sollevatore con attacco a tre punti, presa di forza posteriore e pto centrale con frizione idraulica indipendente.
Tra i vari kit configurabili, va segnalato l’atomizzatore messo a punto per i modelli più potenti AR/ST 590 Evo 5 e AR/ ST 790 Evo 5, contraddistinto da un modulo portato su telaio intercambiabile con cisterna da 1.000 a 2.000 litri più gruppo di irrorazione a torretta con appositi comandi elettrici ed indicatore di pressione digitale.
La piattaforma di guida, dotata di un sistema di sospensione con silent-block, può essere allestita con semplice arco di protezione oppure con cabina aperta o chiusa. Quest’ultima è disponibile a richiesta anche nella versione pressurizzata certificata Categoria 4 per assicurare la massima protezione dell’operatore durante eventuali trattamenti fitosanitari. La strumentazione di bordo è particolarmente semplice, senza fronzoli di alcun genere. Su tutta la nuova serie AR/ST Evo 5 è comunque implementabile il pacchetto optional ‘agricoltura 4.0’ con sistema di localizzazione Gps e rilevamento delle informazioni del veicolo da remoto.
Goldoni
L’azienda di Migliarina di Carpi rivitalizzata dal gruppo belga Keestrack si conferma protagonista nel segmento delle motoagricole con la nuova serie T (evoluzione della storica gamma Transcar) composta dai due modelli Goldoni T40 e T80, entrambi declinati sia in configurazione articolata con snodo centrale (‘SN’) sia a ruote anteriori sterzanti (‘RS’). A scanso di equivoci, l’architettura ‘SN’ dell’azienda modenese corrisponde a quella denominata ‘AR’ da Caron, mentre la ‘RS’ di Goldoni equivale alla ‘ST’ della ditta vicentina. La nuova serie T presenta livree col tradizionale color arancione e l’inedito logo impresso sul muso.
Il T40 è spinto dal motore tre cilindri Kohler da 1.650 cc settato per erogare 38 cavalli; sotto il cofano del T80 è invece montato il tre cilindri VM da 2,2 litri tarato per una potenza di 66 cavalli. Per quanto riguarda trasmissione, dimensioni e capacità di carico non ci sono sostanziali differenze tra i due modelli Goldoni. Su entrambi è presente un cambio meccanico da 8 marce in avanti e 8 in retro, con dispositivo ‘Push & Start’ sul pedale frizione. La cinematica prevede quattro ruote motrici e sistema di disinnesto della trazione posteriore tramite apposita leva, più bloccaggio differenziale idraulico sia anteriore che posteriore. L’oscillazione tra assali è pari a 15 gradi e l’impianto di frenatura è composto da un doppio circuito a comando idraulico. L’interasse cambia in funzione della tipologia di sterzo; precisamente misura 2.280 millimetri sulle macchine articolate e 2.580 millimetri su quelle a ruote anteriori sterzanti.
Per tutte le motoagricole Goldoni la massa massima totale è di 4.500 chili: l’allestimento ‘SN’ con arco di protezione fa registrare la tara minima di 19 quintali che si traduce in portata utile pari a circa 2.600 chili. Come nelle altre motoagricole dei competitor precedentemente citati, anche in questo caso il pianale di carico è collegato a un sistema di ribaltamento trilaterale. Di serie la presa di forza posteriore con regime rotazionale di 540 giri al minuto. Per i T40 e T80 in versione articolata è disponibile una nuova cabina originale dotata di fari a Led, aria condizionata, radio bluethooth, presa Usb e porta cellulare integrato; in più è possibile installare a richiesta anche una retrocamera e l’innovativa piattaforma GFARM che offre moderne soluzioni di telemetria e smart farming in linea con i parametri ‘agricoltura 4.0’.