Un altro piccolo inciampo che segue quanto già accaduto lo scorso anno: anche nei primi mesi del 2023 il mercato trattori registra una lieve flessione, di circa il -3% rispetto allo stesso periodo del 2022 (con un totale di 3.223 unità), soprattutto a causa degli strascichi della crisi delle forniture, che ha avuto il suo acme nel 2021 ma che a livello globale non si è mai risolta del tutto. Tuttavia, anche se i produttori continuano a registrare ritardi nelle consegne, lo scenario generale del mercato trattori appara comunque favorevole, sia per il raffreddamento dei prezzi che per una maggiore capacità delle imprese di gestire le variabili legate alle forniture. Lo ha detto il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti, nel corso della conferenza stampa tenutasi nell’ambito di Agriumbria.

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Una capacità di resilienza che è emersa soprattutto sui mercati esteri dove, come indicano i dati Istat, il made in Italy è stato protagonista di una buona performance. Complessivamente, nel 2022 le esportazioni di macchinari per l’agricoltura hanno superato i 6 miliardi di euro in valore, con una crescita del 14,6% rispetto al 2021. La quota più consistente è quella riferita alla voce delle macchine operatrici e delle attrezzature (4,7 miliardi di euro e +17,3% sul 2021), mentre il segmento delle trattrici è salito a 1,8 miliardi di euro, segnando +8,4%.

I dati relativi agli scambi con l’estero fanno dunque intravedere per l’anno in corso buone potenzialità di sviluppo per i costruttori italiani. Anche il mercato nazionale esprime una domanda consistente, ma una quota crescente viene soddisfatta con l’acquisto di mezzi d’occasione.

«La compravendita di mezzi usati è un fenomeno negativo – ha spiegato Malavolti – poiché rappresenta un ostacolo agli investimenti in macchinari di ultima generazione. I dati sui passaggi di proprietà parlano di oltre 51 mila trattrici usate, pari a più del doppio di quelle di nuova immatricolazione». Sul rinnovamento tecnologico del parco macchine italiano pesa anche il fattore relativo alla concorrenza dei Paesi emergenti, i quali – è stato sottolineato – esportano in Italia macchinari poveri di tecnologia ma competitivi sul prezzo. «Per favorire l’introduzione di tecnologie e di pratiche innovative nell’agricoltura italiana – ha concluso Malavolti – è essenziale che il sistema degli incentivi pubblici non venga a mancare e che i criteri di erogazione siano efficaci e corretti».

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