Il mercato europeo delle macchine agricole chiude il 2018 in flessione, e le prospettive per il 2019 non sembrano positive. Le vendite di trattori nel Vecchio Continente – secondo i dati del Comitato dei costruttori europei CEMApresentati a Parigi dal presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti, nel corso di una conferenza stampa in occasione del SIMA – sono calate lo scorso anno del 10 per cento, in ragione di 177.300 unità immatricolate.

Mercato trattori

Per l’anno in corso, anche laddove i redditi agricoli a livello mondiale dovessero migliorare per il previsto rialzo dei prezzi, l’andamento complessivo dell’economia rischia di scoraggiare gli investimenti, anche quelli per l’acquisto di macchinario agricolo. I dati di mercato indicano nel 2018 cali consistenti in tutti i principali Paesi: la Francia registra un passivo del 9 per cento con 24.700 unità immatricolate, la Germania cala del 18 per cento con 27.700 macchine, l’Italia sconta un passivo del 19 per cento a fronte di 18.400 unità e la Spagna registra una flessione del 5 per cento con 11.400 macchine immatricolate.

Italia e Francia, così si perde insieme

Il calo delle vendite in Francia – ha commentato Malavolti – è particolarmente penalizzante per l’industria italiana, che ha nel Paese transalpino il primo mercato d’esportazione. L’andamento dei prezzi agricoli  in Francia potrebbe favorire nel 2019 una ripresa del mercato, all’interno di  un trend che vede comunque negli ultimi anni una riduzione delle immatricolazioni francesi e conseguentemente una contrazione delle esportazioni italiane verso il Paese.

Queste hanno espresso nei primi dieci mesi del 2018 (dati ISTAT) un valore complessivo di 455 milioni di euro, in calo del 6,8 per cento rispetto allo stesso periodo 2017, in linea con la tendenza degli ultimi anni. Se nel 2013 la Francia acquistava macchinario italiano per complessivi 631 milioni di euro, nel consuntivo 2017 l’ammontare degli acquisti non superava la quota di 565 milioni, segnando nei cinque anni un decremento del 10 per cento.

Incognita USA, male Cina, molto bene India

Guardando allo scenario globale, una particolare attenzione deve essere rivolta agli Stati Uniti, che chiudono il 2018 con una crescita sensibile delle immatricolazioni di trattori (235 mila unità, con un incremento del 7 per cento che ha favorito anche le esportazioni italiane, cresciute nell’anno del 16,5 per cento per un valore complessivo pari a 413 milioni di euro), ma che nell’anno in corso debbono fronteggiare alcune variabili importanti, come il calo del Pil, il calo dei consumi interni e la guerra dei dazi.

Andamenti differenti caratterizzano i due colossi asiatici, con la Cina che registra nel 2018 una brusca frenata delle vendite (meno 26 cento) nel quadro di una politica di riduzione della capacità produttiva in eccesso intrapresa dal Paese; e con l’India che, all’opposto, non ferma la propria corsa alla meccanizzazione e che – secondo le stime dell’associazione costruttori TMA – nel 2018 ha raggiunto il livello record di 800 mila unità vendute sul territorio nazionale.

Incertezze a livello globale, a rischio le esportazioni italiane

Luci ed ombre anche sugli altri mercati nel consuntivo 2018, con il positivo risultato del Brasile (39 mila unità immatricolate pari ad una crescita del 5 per cento rispetto all’anno precedente) e la Russia (23.300 unità con un incremento del 3 per cento), mentre in netto calo risultano le vendite di trattrici in Turchia, Paese che si è affermato negli ultimi anni come uno dei maggiori mercati a livello mondiale ma che paga la crisi economica e la svalutazione della moneta con un rallentamento sensibile degli investimenti in agricoltura, segnando un crollo delle vendite pari al 34 per cento a fronte di 48.000 unità. In questo quadro le esportazioni italiane di macchine agricole segnano a fine 2018 un passivo dell’1,6 per cento, e restano incerte le prospettive per il 2019.

Sull’andamento dell’economia mondiale nell’anno in corso – ha ricordato Malavolti – peseranno fattori quali l’emergere di nuove politiche protezionistiche, la guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, la spinosa questione della Brexit, e la grave situazione di Paesi che hanno un ruolo chiave nella geografia economica come il Venezuela, l’Iran e appunto la Turchia. Tutto questo avrà effetti rilevanti sui flussi commerciali – ha concluso Malavolti – e presumibilmente sulle esportazioni italiane di prodotti della meccanica, aggravando la situazione economica di un Paese come il nostro che dovrà nell’anno fronteggiare una crescita economica molto più bassa del previsto e un forte aggravio del debito pubblico.

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