dazi di Trump

In attesa di magie carioca ai mondiali di calcio in Russia, sono altri i campi dove il Brasile sta mietendo ragguardevoli successi: quelli agricoli. I primi mesi dell’anno registrano un ottimo andamento dei raccolti di soia (con un record assoluto per la storia brasiliana) e un positivo incremento dei prezzi dei cereali, fattori che hanno più che compensato la debolezza della canna da zucchero.

Le aspettative sono ottime anche per i mesi a venire e questo si riversa positivamente sul mercato della meccanizzazione e sugli investimenti, grazie anche a tassi di interesse contenuti. Un’indagine condotta tra i principali produttori di macchinari agricoli ha rilevato che in media prevedono un aumento del giro d’affari rispetto al 2017 di 8 punti percentuali, più del doppio di quanto stimato dall’associazione dei produttori Anfavea (3,7 per cento).

I cinesi snobbano la soia americana e la cercano in Brasile

E potrebbe andare ancora meglio. Già a inizio aprile i media americani avevano ventilato l’ipotesi di una ritorsione da parte del governo cinese alle tariffe imposte da Trump sull’acciaio: un dazio pari al 25 per cento sulle importazioni di soia coltivata negli USA. A inizio maggio la situazione sembra essere ulteriormente precipitata. «Da qualsiasi posto purché non dagli States» sembra essere il principio imperante che sta ridisegnando il volto degli acquisti cinesi di soia sui mercati internazionali.

«Ormai è una scelta deliberata», si vocifera a Chicago, la più importante piazza planetaria per gli scambi di derrate agricole, «di cui sta beneficiando il Canada, ma soprattutto il Brasile». L’anno scorso i cinesi avevano staccato un assegno da 12,7 miliardi di dollari per accaparrarsi soia Made in USA. Niente male come torta da spartirsi.

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