Mercato francese: quanto disavanzo tra import ed export!
La Francia pare dar poco retta allo spirito del suo connazionale Pierre de Coubertin. Se partecipa a una competizione, di qualunque tipo, di solito lo fa per vincere. Con tutto il possibile fair play, ma senza alcuna intenzione di rinunciare all’oro. In tema di meccanizzazione sembra tuttavia costretta a fare un passo a lato (rispetto […]
La Francia pare dar poco retta allo spirito del suo connazionale Pierre de Coubertin. Se partecipa a una competizione, di qualunque tipo, di solito lo fa per vincere. Con tutto il possibile fair play, ma senza alcuna intenzione di rinunciare all’oro. In tema di meccanizzazione sembra tuttavia costretta a fare un passo a lato (rispetto al più alto gradino del podio).
Quel gradino più basso del podio fa un po’ male
Nonostante sia la principale agricoltura del Vecchio Continente, in termini di fatturato e di superficie messa a coltura (27,7 milioni di ettari) deve accontentarsi della terza piazza come produzione di macchinari agricoli: 4,3 miliardi di euro rispetto ai 7,7 miliardi dell’Italia e alla distantissima Germania (10,6 miliardi).
Meno sensibile il distacco se si considera il mercato interno (produzione più importazioni meno esportazioni). Nel 2016 il fatturato francese si è posto appena al di sotto dei 5 miliardi, rispetto ai 5,5 della Germania e ai 4,5 dell’Italia.
Francia, quando la bilancia è sbilanciata…
Questi dati portano alla luce una terza significativa considerazione. La bilancia commerciale della Francia è in forte sofferenza. Nel 2016 a fronte di 3.030 milioni di euro fatturati sui mercati stranieri, la Francia ne ha pagati 3.750 per l’acquisto di produzioni estere con un deficit complessivo di 720 milioni di euro, quando la Germania chiude in attivo di 5,1 miliardi e l’Italia di 3,2.
E proprio sullo ‘sbilancio della bilancia’ la Francia sembra aver lavorato di più negli ultimi anni. Il deficit, che nel 2015 aveva raggiunto 1,1 miliardi di euro, nel 2017 (stime) si è già ridotto a 270 milioni. Il 2018 si annuncia come un anno di sviluppo del mercato interno, con una crescita della domanda del 5 per cento. Sarà in grado il ‘Made in France’ di approfittarne?