Causa le interruzioni alla catena di fornitura per carenza di componenti chiave e per l’aggravarsi della crisi delle materie prime, in particolare semiconduttori, Cnh Industrial ha fermato temporaneamente a ottobre la produzione in diversi dei propri stabilimenti europei. E non solo di trattori e macchine agricole, ma anche di veicoli commerciali e motori. Questo, proprio in un momento di forte aumento degli ordinativi, ci dà l’idea di quanto difficile stia diventando la situazione dei commerci a livello mondiale.

L’allarme sulla questione delle materie prime e sulle difficoltà per il settore agromeccanico, già lanciato a inizio anno (ne abbiamo parlato sul numero 7/8 di Trattori), è stato reiterato dal presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti nella conferenza stampa inaugurale di Eima International. Lo scenario si è infatti ulteriormente aggravato a settembre, coi costi energetici che hanno registrato una crescita del 365 per cento, lamiere e coils a caldo rispettivamente del 234 e del 200 per cento, il polietilene del 160 e il polipropilene del 123. A questo si aggiunge il costo del noleggio dei container sulle principali rotte navali, cresciuto a del 292 per cento.

Crisi materie prime, uno scenario complicato

La colpa? Ancora una volta è la Cina sul banco degli imputati, poiché ha ridotto le esportazioni di acciaio e materiali ferrosi per soddisfare la domanda interna lasciando a bocca asciutta il resto del mondo. E non è tutto. Come evidenziato dal caso Cnh, c’è anche l’emergenza relativa alla carenza di silicio metallico, imprescindibile per la produzione di chip e semiconduttori che servono per tutti i sistemi 4.0 applicati alle macchine agricole. Insomma per l’industria agromeccanica c’è il rischio più che concreto che la ripresa in atto venga bruscamente rallentata, e anche per gli agricoltori non mancheranno i disagi.

«Al momento le aziende agromeccaniche italiane riescono ancora a soddisfare gli ordinativi ha spiegato Malavolti – sia pure ricorrendo a forniture molto più costose e utilizzando le scorte accumulate. Tuttavia, se le tensioni sul mercato delle materie prime non dovessero rientrare in tempi brevi, l’autonomia delle aziende nell’evasione degli ordini potrebbe non essere superiore ai sei-otto mesi». Tradotto in parole povere, non solo aumenteranno i listini, ma anche i tempi d’attesa per ricevere le nuove macchine

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