MAN, non solo autocarri: c’erano anche i trattori. Dal 1924 al 1962 un pezzo di storia agromeccanica
L'inizio della storia di MAN risale al '700, quando diventò uno dei primi produttori di acciaio su scala industriale in Europa. I trattori arrivarono negli anni '20 del Novecento. Una storia travagliata ma densa di piccole grandi perle
MAN, acronimo di Maschinenfabrik Augsbrug-Nurnberg, è ancora oggi punto di riferimento mondiale per la produzione di veicoli industriali e commerciali, di cui i recenti autocarri TGX ne rappresentano la punta di diamante, ultima evoluzione tecnologica di una storia gloriosa dedicata al trasporto su strada. Seppur centrale, questo non è stato l’unico segmento in cui l’azienda tedesca si è specializzata nel corso della sua (lunghissima) storia. Nella prima metà del Novecento MAN ha infatti effettuato un’incursione all’interno del segmento delle macchine agricole, producendo tra il 1924 e il 1962 alcuni iconici trattori.
MAN, una storia lunga più di 250 anni
Ma prima un passo indietro nella storia. Le origini di MAN risalgono addirittura alla seconda metà del Settecento, più precisamente al 1758, quando l’altisonante Franz Ferdinand Domherr von Wenge fondò la prima industria pesante della Ruhr, storica regione ricca di giacimenti minerari, situata nel nord-ovest della Germania. L’azienda si chiamava St Antony Ironworks e sorse nei pressi della cittadina di Osterfeld. Inizialmente specializzata nella produzione di leghe metalliche e materiali ferrosi, verso la fine dell’Ottocento, dopo aver lavorato a stretto contatto con Rudolph Diesel (il papà dell’omonimo e rivoluzionario motore), inizio a sviluppare le primissime soluzioni per il trasporto pesante. I motori diesel che alimentavano i primi autocarri agli albori del Novecento servirono poi per spingere anche i i primi modelli di trattori, pensati all’inizio degli anni ’20 e sbarcati sul mercato nel 1924.
Questi primi modelli di trattori MAN usavano motori a quattro cilindri ma, complici le difficoltà dell’iperinflazione che imperversava in Germania a causa delle problematiche sorte con i pesantissimi debiti di guerra e la ricezione tiepida da parte del mercato, portarono l’azienda a sospenderne lo sviluppo fino al 1938, quando un nuovo tentativo produttivo venne intrapreso. Ma l’Europa si trovava sull’orlo di un nuovo baratro bellico e la produzione di trattori, complice il militarismo esasperato della Germania hitleriana, venne di nuovo interrotta. Le linee di montaggio vennero convertite alla produzione di materiale bellico e autocarri, spediti poi in prima linea sui vari fronti europei aperti con lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939.
Il boom degli anni ’50. E poi la vendita a Porsche
Dopo la fine del conflitto bellico, a causa dei danni subiti dai bombardamenti alleati (le linee produttive MAN facevano parte a tutti gli effetti della macchina bellica tedesca ed erano quindi trattati come obiettivi militari), ci volle qualche anno per far tornare pienamente operativi gli stabilimenti. Ed è proprio da questo momento in poi, fino alla fine degli anni ’50, che si annovera il momento d’oro dei trattori MAN. Abbandonate le tecnologie degli anni ’20, l’azienda tedesca iniziò a produrre trattori con catene cinematiche più sofisticate, dotati sia di trazione 4×2 che integrale.
Disponibili per tutto il corso degli anni ’50, queste macchine agricole portavano in dote motori con un range di potenze compreso tra 25 cv e 45 cv. Ma non mancarono modelli più grandi, come l’iconico Ackerdiesel. Tutto prosegui a gonfie vele fino al 1958, quando la dirigenza MAN, forte del valore di mercato raggiunto dalla divisione trattoristica, decise di vendere questo comparto alla Porsche. Dopo varie vicissitudini, l’ultimo trattore MAN fu definitivamente prodotto nel 1962. Sotto un altro marchio: Mannesmann. Si concluse così una breve ma intensa storia agromeccanica.