Made in Italy, l’export verso la Russia cala a -50,9%. Danni per 2,7 mld €
Tra i settori più colpiti quello del vino e gli spumanti per un valore attorno ai 150 milioni di euro, il caffè per 80 milioni di euro, l’olio di oliva per 32 milioni di euro e la pasta per 27 milioni di euro. E gli scambi con la Russia potrebbero azzerarsi
A causa della guerra in Ucraina, scoppiata più di due mesi fa dopo la brutale invasione russa che ancora oggi sta portando morte e distruzione, e delle conseguente sanzioni varate dall’Unione Europea per colpire l’economia che alimenta la macchina bellica del Cremlino, le esportazioni Made in Italy in Russia si sono dimezzate (-50,9%), provocando un un saldo commerciale negativo per l’Italia nel primo mese di guerra pari a 2,7 miliardi. Un bilancio che, combinato alle difficoltà conseguenti per le tensioni sul commercio internazionale, la svalutazione del rublo, le difficoltà nei pagamenti e il possibile blocco del gas e del petrolio, potrebbe ulteriormente aggravarsi. Quanto emerso dall’analisi della Coldiretti sul commercio estero in Russia a marzo (sulla base dei dati Istat) è un quadro tutt’altro che rassicurante. E questo nonostante lo stanziamento da parte del MiPAAF di ben 1,2 mld € (che si inseriscono all’interno del fondo complementare al PNRR) proprio per le filiere del Made in Italy.
Made in Italy, ecco i settori più colpiti
Le sanzioni dell’Unione europea scattate a marzo, oltre al blocco dell’import di acciaio, come ribadito dalla Coldiretti, hanno colpito anche i consumi e le abitudini dell’elite russa che ama il lusso europeo come prodotti della moda, automobili costose e vini di pregio. Tra i prodotti alimentari Made in Italy più venduti nel Paese di Putin ci sono infatti prodotti come il vino e gli spumanti per un valore attorno ai 150 milioni di euro, il caffè per 80 milioni di euro, l’olio di oliva per 32 milioni di euro e la pasta per 27 milioni di euro. In particolare l’Italia è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna, ed ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti a partire da Prosecco e Asti ma tra le denominazioni più apprezzate ci sono anche i vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti.
Secondo l’analisi Coldiretti, la scelta di impedire, con le sanzioni Ue per la guerra in Ucraina, sole le vendite di prodotti sopra il valore di 300 euro ad articolo va a colpire una selezione ristretta di vini italiani (con l’esplicita esclusione del solo Prosecco), come ad esempio alcune bottiglie di Sassicaia, Barolo, Amarone, Brunello di Montalcino che possono in alcuni casi superare il limite. A rischio anche il pregiato tartufo italiano particolarmente apprezzato dai russi con un aumento delle esportazioni del 53% per un valore di ben 30,2 milioni di euro, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat nel 2021 sugli effetti della blocco all’esportazioni di beni di lusso verso la Russia nell’ambito del quarto pacchetto di misure adottate pubblicate dal Regolamento (Ue) 2022/428.
A rischio l’intero settore agroalimentare verso la Russia
Gli effetti del conflitto ucraino rischiano dunque di cancellare completamente il Made in Italy a tavola dai mercati e dai ristoranti di Mosca aggravando ulteriormente – denuncia la Coldiretti – gli effetti dell’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e 9 mesi.
Il Decreto tuttora in vigore colpisce una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. L’agroalimentare – conclude la Coldiretti – è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti Made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta Made in Italy, senza risparmiare le specialità, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele.