Regolamenti e direttive come la Mother Regulation o quelle per le emissioni e la rumorosità dei motori comportano un costante aggiornamento dei mezzi meccanici da parte delle industrie costruttrici. Questo produce un incremento dei costi e quindi del prezzo finale dei macchinari, spingendo molte imprese ad acquistare mezzi usati.

Mother Regulation

Nel settore della meccanica agricola le normative europee hanno un impatto pesante e condizionano il mercato. L’aggiornamento costante dei regolamenti e delle direttive – che definiscono le caratteristiche tecniche di trattrici, motoagricole, attrezzature ed altre tipologie di macchine – costringe le Case costruttrici ad una rincorsa continua e comporta un consistente aumento dei costi di produzione e quindi dei prezzi finali.

Costi in aumento del 40 per cento in sei anni

L’entrata in vigore della Mother Regulation, che dal primo gennaio di quest’anno definisce i nuovi criteri di omologazione dei mezzi agricoli, ha messo fuori mercato gli stock di macchinario già prodotto, e l’applicazione di normative come quelle sulle emissioni e sulla rumorosità dei motori comporta costi di progettazione e industrializzazione che incidono sul prezzo dei prodotti in modo consistente (si stima che la Mother Regulation e la normativa sulle emissioni inquinanti produrranno, nel periodo 2015-2021, un aumento complessivo dei costi pari al 40 per cento).

Le conseguenze di questa situazione – illustrata a Bruxelles dalla associazione dei costruttori italiani FederUnacoma, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso il Parlamento Europeo lo scorso 25 gennaio, alla quale hanno partecipato come relatori il presidente FederUnacoma Alessandro Malavolti, l’Amministratore Delegato FederUnacoma surl Massimo Goldoni e, in rappresentanza delle istituzioni comunitarie, il Vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro – sono particolarmente visibili in Italia.

Sostenibilità ambientale vs sostenibilità economica

L’agricoltura della Penisola si caratterizza infatti per l’alto numero di imprese agricole di piccole dimensioni (circa 1,4 milioni con una superficie media compresa fra gli 8 e i 9 ettari) che hanno una ridotta capacità d’investimento, e l’industria meccanica di settore è specializzata su tipologie di macchine, come ad esempio i trattori ‘stretti’ per vigneto e frutteto, sulle quali l’applicazione delle nuove norme sulle emissioni dei motori risulta molto difficoltosa tecnicamente oltre che onerosa sul piano economico.

“Un intervento lungimirante della Commissione ENVI nel luglio 2016 – ha sottolineato Alessandro Malavolti nel corso della conferenza – ha permesso di rimodulare le fasi di applicazione della normativa che prevede l’installazione di voluminosi dispositivi antiparticolato sulle trattrici strette, ma nuove scadenze si prospettano e nuove normative incombono“.

Il consistente calo del mercato che ha caratterizzato gli ultimi anni – è stato spiegato – è in buona parte dovuto proprio all’aumento dei prezzi delle macchine agricole, fatto che ha finito per alimentare la compravendita di macchine usate che certo non contribuisce a rendere più competitivo il settore agricolo. “Nel solo anno 2016 abbiamo avuto in Italia una vendita di quasi 30 mila trattrici usate, con un’età media di 20 anni, contro le appena 18.300 nuove immatricolazioni – ha detto ancora Malavolti – e questo contraddice il concetto di innovazione e dimostra quanto sia importante per un settore come il nostro adottare normative specifiche che si rivelino sostenibili tanto per le industrie quanto per le imprese agricole“.

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