Macchine agricole, i prezzi continuano ad aumentare: per FederUnacoma è allarme per l’industria italiana
Il rischio, per un'industria che nel nostro Paese vale oltre 13 mld €, è di perdere la competitività a livello globale e quindi di uscire dal mercato, con danni devastanti anche ai produttori OEM e all'indotto
Alcuni produttori di macchine agricole ce lo avevano già accennato più di un anno fa, nel corso dell’edizione 2021 di Eima ma, stando a quanto riportato da FederUnacoma (la sigla che riunisce i costruttori agromeccanici), la situazione della produzione è ulteriormente peggiorata: i ritocchi verso l’alto al listino prezzi dei prodotti hanno raggiunto cifre preoccupanti che a questo punto, combinate all’incertezza generale che caratterizza il mercato con l’incognita autunnale dei costi dell’energia, rischiano seriamente di mettere in ginocchio l’intero comparto agromeccanico italiano.
I prezzi di listino delle macchine agricole aumentano, l’allarme di FederUnacoma
Causati soprattutto dalla perdurante carenza di materie prime (parzialmente rientrate rispetto a quanto avvenuto due anni fa ma comunque ancora presente), dall’inflazione, dalla logistica (i cui costi risultano quattro volte superiore rispetto ai dati pre-pandemici) e dai rincari energetici, oggi gli aumenti ai listini delle macchine agricole sono arrivati ad oscillare tra +10% e +15%, con gravi effetti sulla competitività del nostro Paese del mondo.
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Il rischio, sottolinea FederUnacoma, è quello di perdere consistenti quote di mercato, a vantaggio di Paesi come Cina, India e Turchia che vedono invariato il costo dei fattori produttivi, soprattutto energetici, e che attuano politiche di prezzo sempre più aggressive. Per Alessandro Malavolti, Presidente di FederUnacoma, il Governo che si insedierà dopo le elezioni del 25 settembre è chiamato a rispondere all’emergenza in maniera sistemica, per evitare conseguenze nefaste anche per i produttori OEM e per tutto l’indotto che ruota intorno all’agromeccanica nazionale.
Il caro-energia non ha freni
“L’industria dei trattori, dei mezzi agricoli e della relativa componentistica – un settore di punta della meccanica italiana, con un fatturato annuo superiore ai 13 miliardi di euro – rischia di uscire dal mercato”, si legge nella nota della sigla. “I prezzi di vendita al pubblico stanno infatti salendo oltre ogni previsione a causa dell’aumento dei costi di produzione, particolarmente oneroso per un comparto che ha processi di lavorazione energivori, che utilizza in larga misura materiali ferrosi, plastiche e semiconduttori, e che è gravato da spese di trasporto e stoccaggio cresciute in modo imponente da due anni e mezzo a questa parte. Negli ultimi sei mesi il prezzo cumulativo delle varie fonti energetiche è cresciuto del 110%, e la voce energia, che prima dell’emergenza Covid incideva nella misura del 3,9% sul totale dei costi di produzione, potrebbe salire fino al 10,2% a fine anno (stima di Confindustria sulla base dei valori medi di agosto)”.
Il commento di Malavolti
“Nella prima metà dell’anno – ha commentato Malavolti – le nostre imprese sono riuscite ad assorbire l’aumento dei costi senza particolari rincari sul prezzo finale dei prodotti, in parte attingendo alle forniture precedentemente immagazzinate in parte riducendo i propri utili; ma il perdurare dell’emergenza non lascia più margini e costringe molte imprese ad aggiornare i propri listini, con effetti sul mercato distorsivi e pericolosi”. Nel segmento delle trattrici si stimano già ora incrementi di prezzo intorno al 15% rispetto all’anno scorso, nel segmento delle attrezzature i listini crescono in media del 10% e in quello della componentistica del 10-12%.
“L’aumento dei listini raffredda il mercato proprio nel momento in cui la domanda di macchinario agricolo è in crescita a livello globale – sostiene Malavolti – e favorisce oltremodo quei Paesi come la Cina, l’India o la Turchia nei quali la quotazione dell’energia è rimasta sostanzialmente invariata, mantenendo bassi i costi di produzione e consentendo politiche di marketing particolarmente aggressive. “L’incertezza politica che attualmente grava sul nostro Paese non consente di fronteggiare l’emergenza con la necessaria efficacia – conclude Malavolti – ed anche dopo le elezioni non sarà facile mettere in atto, in tempi rapidi, una strategia che sostenga il settore in modo ‘sistemico’, cioè tenendo conto di tutte le variabili (energia, materie prime, trasporto, stoccaggio, prezzo finale, concorrenza estera, ulteriore aumento dei prezzi delle forniture) che influenzano il settore in modo sempre più allarmante”.