Creare un meccanismo di verifica delle aree rurali per l’emanazione delle nuove norme e delle politiche dell’Unione Europea che riguardano direttamente l’agricoltura e lo sviluppo dei contesti extra-urbani. Coinvolgendo direttamente le autorità locali e regionali nella definizione e nell’attuazione di tali meccanismi. Nero su bianco, è chiara la richiesta avanzata dal Parlamento Europeo alla Commissione UE per tutelare lo sviluppo delle aree rurali che, da sole, rappresentano oltre l’80% del territorio comunitario e ospitano più del 30% della popolazione totale (quindi 137 milioni di persone). Numeri che, ovviamente, dovrebbero porre primo piano le loro specifiche esigenze di sviluppo, soprattutto quando il legislatore sta per discutere e approvare norme, programmi finanziari (come la PAC) e politiche di coesione direttamente correlate ad esse. Zone che, è bene ribadirlo, sono fondamentali per la produzione alimentare, forestale ed energetica.

Unione Europea, la visione per le aree rurali alla luce delle crisi attuali

Nello specifico, nella reazione alla comunicazione della Commissione sulle aree rurali, gli eurodeputati, guidati da Isabel Carvalhais (del gruppo parlamentare S&D, PT), hanno deplorato che il piano sia stato presentato così tardi da non poter essere preso in considerazione nella pianificazione dell’attuale serie di aiuti finanziari.

Nella relazione, incentrata sulla visione a lungo termine per le aree rurali dell’UE, approvata martedì 12 dicembre con 465 voti favorevoli, 29 contrari e 131 astensioni, gli eurodeputati sostengono che è necessario agire immediatamente con obiettivi chiari e raggiungibili: salari minimi più alti, buone condizioni di lavoro e integrazione sociale, equilibrio di genere negli organi decisionali agricoli e riduzione della disoccupazione femminile.

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Gli eurodeputati favorevoli alla misura non hanno mancato di sottolineare che il declino demografico e l’invecchiamento comporteranno sfide per la sicurezza alimentare e che le comunità rurali devono ancora affrontare problemi legati all’accesso ai servizi di base e alle opportunità economiche, i deputati chiedono alla Commissione di rimuovere gli ostacoli all’approccio multifondo e di migliorare il coordinamento tra gli strumenti di finanziamento dell’UE e quelli nazionali.

Il numero di persone che vivono nelle aree rurali dell’Unione Europee è diminuito sensibilmente negli ultimi cinque decenni. L’invecchiamento della popolazione è una delle maggiori sfide: per ogni agricoltore di età inferiore ai 35 anni, ce ne sono più di sei di età superiore ai 65 anni. Inoltre, il numero di aziende agricole nell’UE-27 è diminuito del 32% tra il 2003 e il 2016, con un calo maggiore tra le piccole aziende. Le aziende agricole a conduzione familiare rappresentavano il 92% dei 10,5 milioni di aziende agricole dell’UE nel 2016. Entro il 2040, l’UE potrebbe perdere altri 6,4 milioni di aziende agricole, con un numero residuo di circa 3,9 milioni di aziende agricole in tutta l’UE, con un calo straordinario del 62% rispetto al 2016.

I commenti

“Ritengo che le aree rurali siano fondamentali per affrontare le principali sfide sociali che abbiamo di fronte, in particolare in questi tempi difficili con la guerra in corso in Ucraina e le conseguenze della pandemia”, ha commentato la relatrice del PE Isabel Carvalhais (S&D, PT) ha dichiarato durante il dibattito.

“Il futuro delle zone rurali – ha poi proseguito – che si estendono sull’80% del territorio dell’Unione europea, è più che mai di estrema importanza per la sicurezza alimentare dell’Europa e per il successo del Green Deal europeo. Ma soprattutto è un imperativo etico e politico che gli uomini, le donne, i bambini, i giovani, gli anziani e tutte le persone che vivono nel mondo rurale abbiano condizioni uguali a quelle di qualsiasi altro cittadino dell’Unione europea per poter sfruttare appieno la loro cittadinanza”.

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