Lollobrigida, nel mirino l’aumento della superficie coltivabile in Italia fino a 1 mln di ettari
Secondo il neoministro il limite attuale andrebbe rimosso il più in fretta possibile. Impegno a combattere i falsi e arginare Nutriscore
Nonostante la misura europea (poi recepita dal MiPAAF) che metteva a regime più di 200mila ettari aggiuntivi, in realtà l’agricoltura italiana potrebbe far fruttare quasi un milione di ettari di coltivazioni per far fronte ai rincari energetici e delle materie prime, diventando anche meno dipendente dalle importazioni per far fronte al suo fabbisogno. Ma attualmente non può farlo per via dei limiti ai terreni incolti imposti da Bruxelles. Limiti che per il neoministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida andrebbero tolti, tramite una nuova riforma della PAC “che si liberi dall’ ideologia intrinseca del Farm to Fork, perché la sensibilità ambientale è sentita anche in Italia che può dire di avere una delle agricolture da sempre più sostenibili”.
A nemmeno tre giorni dall’insediamento del nuovo Governo Meloni, Lollobrigida ha illustrato in un’intervista rilasciata all’Ansa alcuni dei punti del suo programma, che si fonda su preciso piano nazionale di coltivazione, in cui a giocare un ruolo cruciale saranno i contratti di filiera, strumento fondamentale per garantire agli agricoltori prezzi equi.
Lollobrigida punta i riflettori anche sulla crisi degli allevamenti
Nel piano di Lollobrigida, grande attenzione andrà posta poi agli allevamenti, vittime di storture di mercato che ne hanno minato la profittabilità, portando alla chiusura di oltre 26mila stalle negli ultimi dieci anni. L’esempio fatto, in questo caso, riguarda il prezzo al litro del latte, che già prima della crisi attuale, al produttore veniva pagato 38 centesimi quando in realtà costava 48 centesimi, per poi essere rivenduto a più di 1 euro e 30, con picchi di 2 euro.
Potrebbe interessarti
Allevamenti, Confagricoltura: «orientamento Commissione UE è punitivo»
L’obiettivo, come rilasciato all’Ansa, è quello di “difendere i produttori agricoli da squilibri di questo tipo che pongono il settore in forte difficoltà”. Occorre quindi rafforzare le basi su cui poggia l’intero sistema agroalimentare italiano che, se è vero che ha un giro di affari da oltre 500 miliardi di euro, ha comunque subito contraccolpi pesantissimi dalla crisi energetica, delle materie prime e dell’inflazione. Ravvisabili anche nella scelta di alcuni agricoltori di interrompere le semine di grano e mais, non più convenienti.
Dopo aver sottolineato le difficili condizioni in cui versano le imprese agricole italiane, il cui è reddito è calato del 60% (con effetti ancora più gravi in settori come cerealicoltura, granivori e suinicoli), Lollobrigida ha messo in evidenza altre due priorità della sua azione ministeriale: da una parte il contrasto alla siccità, tramite la creazione di nuovi invasi, il potenziamento dell’attuale rete idrica e l’introduzione di nuovi e più potenti dissalatori; dall’altra la lotta contro il falso Made in Italy e contro “l’introduzione di ogni strumento di classificazione dei prodotti pregiudizievole per l’agroalimentare italiano (Nutriscore)”.