Giugno 2000: la Argo, già proprietaria di Landini, Valpadana e Pegoraro acquista Laverda dal gruppo New Holland e avvia un progetto ambizioso per il rilancio del marchio. Dal punto di vista dell’immagine, l’operazione si era rivelata facile, aiutata in questo da una storia e una tradizione importanti. Era infatti una Laverda la prima mietitrebbia semovente prodotta in Italia nel 1956, la M 60, e proprio a Breganze, nel 1971, è stata progettata e realizzata la prima macchina con sistema di livellamento trasversale e longitudinale, la M 100 AL. La considerazione tra gli agricoltori non pertanto non è mai venuta a mancare e il mercato ha risposto positivamente al ritorno del marchio nei colori originari. I numeri parlano chiaro: 130 macchine vendute nel 2001, soprattutto a autolivellanti a 4 scuotipaglia e previsioni, ai tempi di almeno 160 unità nel 2002.

Per competere ad armi pari con i due leader del settore, New Holland e Claas, e con la sempre più agguerrita concorrenza di John Deere, era però essenziale ampliare la gamma con modelli capaci di colmare il gap in quelle fasce di mercato che, per le politiche di sviluppo precedenti, erano state trascurate. Ecco quindi nascere i modelli 31.60 LXE per le grosse estensioni di pianura e l’autolivellante 2450 AL, provata da Trattori sulle colline toscane coltivate a grano duro. Tempi che sembrano ancora più lontani, considerando l’uscita di scena di Laverda nel 2020, dopo la scomparsa dai listini Fendt, colosso tedesco parte del Gruppo AGCO che la rilevò qualche anno dopo.

La meccanica del Laverda 2450 AL 4 WD. Carattere da scalatore

Presentata in anteprima alla precedente edizione dell’Eima, la 2450 AL era stata prodotta in 22 esemplari quell’anno, subito venduti in tutta Italia. Espressamente progettata per operare su terreni in forte pendenza, la 2450 Al si avvaleva di un sistema di livellamento automatico che, grazie a 4 cilindri telescopici posti su entrambi i lati, riportava il corpo macchina in posizione orizzontale, mentre la piattaforma di taglio seguiva il profilo del terreno. Il sistema è costituito da un inclinometro elettronico situato sull’assale anteriore che rileva le variazioni d’inclinazione del terreno e le trasmette al distributore elettroidraulico che comanda i quattro cilindri.

La stabilità e la piena operatività sono garantite con pendenze trasversali fino al 40% e longitudinali fino al 30% in salita e fino al 10% in discesa. Lavorando con la macchina sempre in posizione orizzontale, il comfort di guida, la sicurezza e la manovrabilità non vengono mai compromessi dalla pendenza del terreno. Se necessario, una leva posta alla destra del sedile consente di intervenire manualmente sul livellamento trasversale, così come un pulsante elettrico può comandare direttamente il livellamento longitudinale con priorità sul sistema automatico. Motricità e aderenza sono assicurate dalla doppia trazione, che s’inserisce automaticamente quando il livellamento della macchina è in funzione, e dalla trasmissione idrostatica, dotata di cambio a 4 velocità. L’efficienza della frenatura è garantita da un impianto di freni a disco montati sui riduttori finali delle 4 ruote.

La testata oscilla e segue il profilo del terreno

La piattaforma di taglio, di 5 metri e 40 centimetri, è fissata a una ralla mobile imperniata sul telaio del canale elevatore, così da poter seguire il terreno nei due lati con un’inclinazione del 40% indipendentemente rispetto alla posizione del corpo macchina. Di serie, il dispositivo elettronico “Terra control” permette di controllare, direttamente dal posto di guida, l’assetto della testata e di mantenerla automaticamente a un’altezza di taglio predefinita e compresa tra 5 e 18 centimetri.

Il Ground Self Alignment è un ulteriore dispositivo che consente di adeguare in maniera automatica la piattaforma di taglio per mantenerla sempre parallela al terreno. Il prodotto da trebbiare viene inviato al canale elevatore per mezzo di un rullo alimentatore a dita retrattili che ne regolarizza il flusso. Durante le condizioni di prova, all’epoca, l’apparato falciante si era dimostrato ottimo, con perdite di prodotto insignificanti. Il sistema trebbiante, va ricordato, era il classico Laverda, caratterizzato da un battitore con 8 spranghe di appesantimento che ne aumentano l’inerzia consentendo di far fronte con disinvoltura alle diverse variazioni di carico.

Con una massa specifica di 86 chili/litro, l’IVECO 8361 è uno dei motori più leggeri prodotti dalla Casa italiana. Una leggerezza che non significa sotto dimensionamento: anzi ci sono margini ancora inferiori in grande sicurezza. Un motore nato per il camion e con una potenza nominale di ben 400 cavalli

Il motore IVECO 8361

Laverda 2450 AL 4 WD, la cabina: silenzio, si trebbia

La cabina, facilmente raggiungibile da una comoda scaletta laterale, era semplice e spaziosa. Il volante è regolabile in inclinazione e le sospensioni del sedile si adattavano al peso del conducente fino a un massimo di 130 chili. I comandi principali sono tutti posizionati sulla consolle di destra, dalla quale spunta la pratica leva polifunzionale che comanda l’avanzamento della macchina, il sollevamento e la flottazione laterale della testata, i giri e la posizione dell’aspo e l’azionamento del tubo di scarico e del prodotto. La strumentazione di bordo “Agritronic” comprendeva il monitor di bordo per il controllo delle prestazioni, il computer di bordo per i parametri operativi e il dispositivo di comando “Terra Control”.

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