Latte, l’aumento del prezzo potrebbe essere azzerato dall’incremento dei costi di produzione
Per la sigla Cia-Agricoltori Italiani - che non è soddisfatta pienamente dell'accordo raggiunto sulla quotazione media di 0,57 cent/litro - sul costo pesano rincari produttivi e instabilità politica
Nemmeno il tempo di essere sottoscritto, che il nuovo accordo raggiunto sul prezzo del latte tra Italatte e tutti i soggetti della trasformazione, inizia a smuovere le prime critiche. Che, come aveva già ribadito Confagricoltura (che aveva comunque sottolineato il passo in avanti fatto), vertono soprattutto sul vertiginoso aumento dei costi di produzione che, in poco tempo, potrebbero di fatto azzerare i benefit apportati dal nuovo prezzo, attestatosi intorno agli 0,57 centesimi al litro di media, calcolata da luglio fino alla fine dell’anno.
Latte, la situazione resa più complicata dall’instabilità commerciale e politica
A ribadirlo questa volta è la sigla Cia-Agricoltori Italiani che non ha mancato di sottolineare che la situazione generale potrebbe peggiorare sia per l’instabilità dei mercati, tra crisi energetica e siccità, e politica, con la caduta del Governo e l’annuncio di nuovo elezioni previste per il prossimo 25 settembre. Per la sigla quella che il settore sta vivendo è “una situazione difficile, che obbliga a una riflessione sugli scenari futuri del comparto lattiero-caseario”. Il tutto a fronte dei rincari che hanno travolto il settore zootecnico in questo complicatissimo 2022 dove, solo nel primo trimestre, “gli esborsi degli allevatori sono cresciuti del 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2021. Sono aumentati i prezzi degli animali da allevamento (+9,8%) e dei mangimi (+21%), oltre che dei prodotti energetici (+61,5%)”.
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In questo scenario, secondo Cia-Agricoltori Italiani, “la dinamica dei prezzi di vendita ha dimostrato di non essere in grado di assorbire i maggiori costi, esponendo gli allevatori all’erosione dei margini di guadagno, ormai ai minimi storici”. Con l’ulteriore macigno del caldo record che, di fatto, ha fatto colare a picco la produzione di latte nelle stalle, con gli animali in forte stress per le temperature proibitive.
Il commento di Cia-Agricoltori Italiani
Cia ritiene, innanzitutto, che accordi siglati con player che possono condizionare, a livello nazionale, le future trattative di mercato delle varie realtà del settore, devono coinvolgere necessariamente tutte le forze della filiera, soprattutto in un momento così delicato e instabile dal punto di vista politico ed economico. Una valutazione che si rafforza in considerazione della distanza dell’accordo dagli attuali valori del latte spot, che il 18 luglio ha raggiunto 65,75 euro al quintale. A Milano le quotazioni si attestano questa settimana sui 650–660 euro/tonnellata, mantenendosi per la quarta settimana consecutiva sopra la soglia dei 600 €/t mai raggiunta in precedenza. Prezzi sostenuti anche dalla minore produzione di latte a livello mondiale.
In questo scenario di settore, e in quello di crisi generale, con l’inflazione al +8% e lo spettro di una contrazione dei mercati finanziari che rischia di impattare disastrosamente sui mutui e sulla liquidità delle aziende agricole -osserva Cia- sottoscrivere un accordo che non contempla la variabilità e la complessità di tutti questi elementi, rischia di avere un effetto controproducente sulla sostenibilità economica delle stalle, già in una situazione di forte difficoltà, per i forti rincari sull’alimentazione del bestiame, acuiti dalla perdurante siccità che sta mettendo a rischio le colture foraggere.
“L’attuale situazione dell’esecutivo ci pone in una posizione di forte preoccupazione per le prospettive future delle imprese zootecniche, che necessitano di interventi concreti, urgenti e sicuri, per superare questa fase critica – spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini -. C’è bisogno di un governo pienamente operativo, perché tutto questo caos avrà ripercussioni sull’accesso alle risorse finanziarie e sulla tenuta delle aziende del settore”.