Lamborghini Champion, il campione del Toro. Dal 1998 con furore
Tre valvole per cilindro, cambio a pulsante, sospensione ad assetto costante. Tecnologia al top e linea da ‘fuoriserie. Sulla scia dei Same Rubin presentati qualche mese prima, nel 1998 debuttano i Lamborghini Champion disponibili in tre modelli dai 120 ai 150 cavalli. Ai tempi si parlava di potenze medio-alte quindi le macchine in questo range […]
Tre valvole per cilindro, cambio a pulsante, sospensione ad assetto costante. Tecnologia al top e linea da ‘fuoriserie. Sulla scia dei Same Rubin presentati qualche mese prima, nel 1998 debuttano i Lamborghini Champion disponibili in tre modelli dai 120 ai 150 cavalli. Ai tempi si parlava di potenze medio-alte quindi le macchine in questo range dovevano offrire contenuti tecnologici elevati e un comfort di categoria.
Lamborghini Champion, eleganza e raffinatezza
Core business del marchio del Toro di casa Sdf era come sempre anche la cura del design, ed ecco che i Champion sfoggiavano un look elegante e raffinato, giocato su superfici morbide e ben raccordate, lontane dalla linee pesanti che all’epoca ancora ‘affiggevano’ molti trattori. Daltronde dietro il ‘volto’ dei Champion c’era la mano di Giugiaro.
La colorazione ‘argento’ prendeva poi il posto dello storico bianco, che si ripresenterà dopo quasi vent’anni. Come accennato il Champion non voleva essere solo bello, ma anche un punto di riferimenti per quanto riguarda le soluzioni adottate. A spiccare erano sicuramente le tre valvole per cilindro del motore (1000.6 WT 3v), due per l’aspirazione e una per lo scarico, che rendevano il Champion il primo trattore al mondo con una distribuzione plurivalvole.
Un cambio che ha fatto epoca
C’era poi il cambio powershift con due gamme e ben nove rapporti sotto carico all’interno di ciascuna di esse. Il tutto gestibile tramite una leva multifunzione che lascerà il segno nei modelli a venire. La trasmissione poteva operare in modalità automatica privilegiando i consumi o le prestazioni , oppure in manuale. Altro plus non scontato all’epoca era la sospensione anteriore mediante gruppi idropneumatici ad alta pressione controllati elettronicamente.
Al top pure la cabina per scelta dei materiali e collocamento dei vari comandi, già dotati di codice colore per il facile riconoscimento. Era poi sospesa mediante molle ed ammortizzatori per garantire il massimo confort sia in campo che su strada. Nel complesso Il Champion era un trattore degno del suo nome.