Bisogna cogliere le occasioni quando queste si presentano, è un po’ il mantra di ITG, uno studio italiano di ingegneria che si può paragonare a una boutique del trattore con svariati decenni di professionalità al servizio di grandi marchi e oggi al servizio di un mercato sempre più attento alla qualità e all’evoluzione tecnologica del prodotto e quindi esigente. Flessibilità e targettizzazione dell’intervento ingegneristico, caratteristica delle PMI innovative italiane, in questo caso si traducono nella capacità di inserirsi in un mercato specializzato, come quello delle macchine agricole, con un know how prezioso e ricercato.

ITG, il ruolo del mercato turco e le nuove collaborazioni

L’opportunità: il mercato turco, il quarto al mondo per dimensione, con 80 mila macchine prodotte nel 2023; in grande ascesa, ma soprattutto strategico perché a cavallo tra Europa e oriente e in grado di parlare e di aprire le porte dei paesi dell’ex blocco sovietico, del medio Oriente e di tutta Europa. Il rischio: quello di lavorare in un paese importante, con prospettive, anche perché giovane e affamato, ma particolare, con una storia di grande instabilità politica alle spalle e in mezzo a una vera e propria tempesta finanziaria che porta altissimi tassi di interesse e una svalutazione continua che, nonostante gli sforzi, sembra non finire mai.

Alessandro Plebani, Direttore tecnico di Itg (Innovation Technology Group), uno studio ingegneristico, specializzato nell’ideazione e nella progettazione di soluzioni industriali, macchine agricole in primis

«In questo contesto – ci spiegano Pierangelo Margutti e Alessandro Plebani, i soci italiani di ITG – il problema è importare le materie prime (che hanno i prezzi fissati sui mercati internazionali) e le componenti che sono davvero care e i costi aumentano giorno per giorno, così come gli stipendi che devono essere costantemente aggiornati». Nonostante questo però all’ultima fiera di Konya, che ha visto la partecipazione di oltre 250 mila visitatori, le sedi locali di CNH Industrial e SDF hanno dichiarato vendite sopra le aspettative, mentre i loro concorrenti turchi lamentavano scarsi risultati.

«Questo perché il mercato turco richiede mezzi all’avanguardia, sebbene siano tarati su trattori a media bassa potenza (fino a 110 massimo 120 cv, le aziende sono molto parcellizzate, un po’ come in Italia). Nessuno vuole rinunciare non solo alle linee tipiche del made in Italy, e ai generosi interni, ma soprattutto all’affidabilità dei servizi e alle funzionalità correlate al trattore che le grandi Cxase hanno già testato. È questo il limite dei costruttori locali, hanno delle linee poco appealing e degli interni ancora ruvidi, ma soprattutto hanno un ecosistema tecnologico ancora fragile, e anche in Turchia, nessuno è disposto a rinunciare a delle funzionalità che poi si trasformano in efficienza».

«Risparmiare oggi per poi spendere in carburante o in fermi macchina domani non è considerato saggio. Poi con un’inflazione molto alta chi può investe in macchine che possono tenere il mercato, che non perdono rapidamente valore. È il fenomeno della reputazione del brand che si traduce in una macchina che non si svaluta e mantiene un eventuale prezzo di rivendita elevato».

Però, siccome ITG crede al mercato turco e alle competenze e alle professionalità che trova in loco ha investito e ha costituito una join-venture con un partner locale affidabile e ben radicato. «Il mercato turco è potenzialmente enorme, guarda a est, ma vuole penetrare in Europa e il nostro compito, in questo caso, è chiaro: traghettare le produzioni locali verso i benchmark delle produzioni europee. E le prospettive ci sono anche perché le competenze sono presenti e ben radicate nel territorio.

«Non è un caso se CNH realizza in Turchia 14-15 mila trattori che già oggi esporta in Europa e SDF 3 mila, senza contare i produttori locali che sono interessanti anche per altri player se è vero che l’indiana Mahindra, già proprietaria di Erkunt, per qualcosa meno di 20 milioni di dollari ha comprato la piccola Hisarlar. Un dato significativo che rappresenta la scommessa di chi punta ad aggredire contemporaneamente i mercati europei e quello turco producendo in loco, partendo dal presupposto che produrre fuori e per importare in Turchia è molto complesso come dimostrano le vendite relativamente contenute di altri big occidentali che non producono in loco».

Il mercato in movimento e la voglia di Europa rappresentano l’opportunità per gli ingegneri di ITG group di lavorare sull’introduzione di elementi del made in Italy sui prodotti locali. «Anche CNH ha portato in Turchia centri di ricerca e stile e vogliono affrancarsi dalla progettazione italiana, questo per noi rappresenta una grande opportunità. Ma non è tutto, basti pensare che una serie di player locali stanno aprendo importanti reti vendita tra Germania, Spagna e Francia. Sono segnali importanti e molto dipenderà dalla stabilizzazione dei prezzi, se dovesse continuare così sarebbe un problema e gli investitori inizierebbero a valutare nuove opportunità, ma contiamo che presto la situazione si normalizzi. Allora chi ha rischiato sarà premiato».

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