In mezzo al momento difficile che il comparto sta vivendo a causa degli aumenti che hanno interessato i costi dell’energia e delle materie prime (con gravi ripercussioni sulle finanze delle imprese agricole), finalmente arriva anche una notizia più “rincuorante”: seppur alti, i numeri degli infortuni sul lavoro registrati dall’Inail nel quinquennio 2016-2020 sono calati costantemente, anno dopo anno (con il 2020, complice anche i vari lockdown che si sono susseguiti, che ha toccato il numero storicamente più basso). La flessione nel periodo preso in esame nel report #DatiInail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, ha messo in mostra infatti una flessione del 26,3% in cinque anni. Più precisamente, dai 36.199 casi nel 2016 ai 26.696 nel 2020.

Calano gli infortuni in agricoltura. Ma i casi mortali sono altalenanti

Come sottolineato da Confagricoltura, anche escludendo l’ultimo anno, fortemente influenzato dalla chiusura delle attività dovuta al contenimento dei contagi da Covid-19, la diminuzione degli infortuni denunciati è stata dell’8,6%. I casi mortali, invece, nell’arco dei cinque anni in esame hanno avuto un andamento altalenante.

Una tendenza messa in mostra anche dallo studio dell’Osservatorio indipendente della Statale di Milano sugli incidenti mortali per ribaltamento di trattori nel periodo 2008-2019, che ha rimarcato un preoccupante “sommerso” di casi, non ricondotti al settore agricolo per le cause più disparate, ma comunque attinenti ad esso. Questo poiché, come si era sottolineato, la maggior parte delle aziende agricole italiane è a gestione familiare e spesso i collaboratori per le attività sul campo e nei locali aziendali sono rintracciati tra le fila di parenti, amici, conoscenti, dal quadro Inail non emergono tutti quei soggetti che non sono stati registrati. Ma che, anche a causa dell’inesperienza, vanno a ingrossare la triste fila degli incidenti.

La cultura della sicurezza

Gli sforzi dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per una diffusione sempre più capillare della cultura della prevenzione in questo settore, che ha sempre presentato un rischio di esposizione alle malattie professionali sopra la media rispetto ad altre tipologie di attività, si è tradotto in una riduzione delle patologie denunciate.

Dopo anni di costante incremento, infatti, nel 2017 si è assistito a un calo del 10% delle malattie professionali protocollate rispetto all’anno precedente, da 12.500 a 11.200 casi, valore che si è mantenuto più o meno costante nei due anni successivi. Sul dato del 2020, anno in cui sono state denunciate 7.514 patologie lavoro-correlate, in diminuzione del 33% rispetto al 2019 e del 40% rispetto al 2016, come per gli infortuni hanno inciso le restrizioni per il contenimento della pandemia.

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