L’ultimo caso di cronaca è di pochi giorni fa, in provincia di Matera: vittima, ancora una volta, un agricoltore alla guida di un trattore, rimasto schiacciato dopo aver perso il controllo del mezzo su un tratto fortemente scosceso. Quella degli incidenti con trattori, dagli esiti fatali, è una strage silenziosa che aleggia sull’intero settore e che gli agricoltori e gli operatori, purtroppo, ben conoscono. Come dimostrano i dati: dal 2008 sono stati registrati tra i 110 e i 140 casi all’anno di incidenti con trattori con esito mortale a causa del ribaltamento del mezzo, a fronte dei “soli” 30 ufficialmente dichiarati dall’Inail.

Incidenti con trattori, la discrepanza coi dati INAIL

Ad accendere i riflettori sulla questione è l’Osservatorio indipendente del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali DiSAA dell’Università Statale di Milano, che proprio dal 2008 monitora costantemente – sotto il coordinamento del professor Domenico Pessina, tra i massimi esperti del settore – il numero di incidenti mortali per ribaltamento dei trattori agricoli. Quello che i ricercatori dell’Osservatorio indipendente hanno constatato dopo anni di ricerche e di dialogo continuativo con l’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) è una notevole discrepanza tra i numeri ufficiali forniti dall’ente e quelli ufficiosi, reperiti con metodi di ricerca accademici e precisi, finalizzati al reperimento di tutte quelle notizie – da portali online locali e nazionali, da quotidiani cartacei ecc – sugli incidenti con trattori.

Come è possibile infatti che a fronte dei 30 casi di incidenti mortali per ribaltamento dei trattori all’anno dichiarati dall’Inail, quelli rintracciati dall’Osservatorio siano praticamente il quadruplo? Stando a quanto riportato dai ricercatori della Statale la risposta alla domanda è da rintracciare nel fatto che l’Inail registra tra i deceduti nei suoi archivi soltanto i lavoratori regolarmente assunti. E considerando che la maggior parte delle aziende agricole italiane è a gestione familiare e spesso i collaboratori per le attività sul campo e nei locali aziendali sono rintracciati tra le fila di parenti, amici, conoscenti, dal quadro Inail non emergono tutti quei soggetti che non sono stati registrati. Ma che, anche a causa dell’inesperienza, vanno a ingrossare la triste fila degli incidenti.

Incidenti con trattori, l’analisi regionale

Dai dati pubblicati dall’Osservatorio indipendente è emerso che la Regione con il maggior numero di decessi per ribaltamento di trattore nel periodo 2008-2019 è la Toscana (oltre 140), seguita dall’Emilia-Romagna (fra i 120 e i 130) e da Veneto, con 120 incidenti con trattore dall’esito fatale nel periodo in questione. Ma con numeri assoluti di incidenti mortali messi in rapporto al numero di impiegati del settore in una determinata regione la lista cambia drasticamente: in questo caso a guidare la drammatica classifica è la Valle d’Aosta, seguita da Liguria e Molise. La Liguria, dal canto suo, spicca per numero di incidenti rapportati alla superficie totale coltivata, seguita dall’Abruzzo.

Tra le principali cause di questa situazione drammatica, secondo i ricercatori, bisogna inserire la “vecchiaia” dei mezzi agricoli italiani, tra i più vetusti d’Europa: l’età media del parco trattoristico è infatti di circa 27 anni. “Dal punto di vista della sicurezza su questo tema – viene sottolineato dall’Osservatorio indipendente della Statale di Milano – l’obbligo in Italia di installare delle strutture di protezione in caso di ribaltamento per i trattori convenzionali risale al 1974, mentre dal 2006 sono disponibili delle linee guida (redatte da INAIL) per il montaggio di strutture di protezione anche sui trattori datati”.

Le proposte

Secondo i ricercatori bisognerebbe puntare sulla revisione dei mezzi agricoli, rafforzando la rete di officine preposte a questo compito. Ma la situazione è complicata, vuoi per la distribuzione disomogenea a livello nazionale delle officine stesse e le competenze spesso carenti in fatto di mezzi agricoli, vuoi per l’orografia complessa dell’Italia che, in alcune zone (soprattutto sull’arco alpino e al centro-sud), rende estremamente complicati gli spostamenti coi trattori.

“Come Centro di Ricerca (di cui l’Osservatorio è parte) – commenta Pessina – ci stiamo proponendo per la revisione, ma per coprire il fabbisogno del nostro Paese servirebbero parecchie migliaia di officine. È infatti impensabile percorrere cinquanta e più chilometri su strada con un trattore (vecchio e probabilmente usurato) per effettuare la revisione”

E, tra le altre cose, il 30% degli incidenti mortali per ribaltamento sono avvenuti proprio durante le fasi di trasferimento su strada e non nei campi. Anche se a livello normativo in Italia è ormai tutto pronto, la revisione periodica, per i motivi sopra citati, stenta quindi a decollare. Al di là delle revisione un’altra spinta decisiva potrebbe essere fornita dal rinnovo del parco mezzi ma, anche qui, i fondi non sono ancora necessari a coprire la larghissima richiesta.

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