PATENTINO SI, PATENTINO NO, PATENTINO BOH!

Ci sono agricoltori che durante il 2015 hanno seguito più corsi di uno studente universitario mediamente diligente. Tra tutti, quello del patentino per la guida dei trattori è probabilmente il più chiacchierato. Disquisito non tanto per la sua intrinseca importanza, bensì per le modalità a dir poco eterogenee di attuazione.

Eterogeneità nello svolgimento dei corsi, eterogeneità nella professionalità del personale addetto alle “lezioni”, eterogeneità nel costo della formazione e nelle modalità di rimborso. E ancora più grave, il divergente atteggiamento delle associazioni di categoria che hanno interpretato “legittimamente in modo diverso” l’ambigua regolamentazione. Un vero pasticcio all’italiana che ha alimentato un antipatico caos tra gli agricoltori.

Chissà quale sarà l’interpretazione delle Forze dell’Ordine!?!

Il nuovo Codice della Strada in base al DM 20 maggio 2015 che dispone la revisione obbligatoria delle macchine agricole soggette ad immatricolazione, stabilisce anche la necessità di definire i criteri, le modalità ed i contenuti della formazione per il conseguimento dell’abilitazione all’uso delle macchine agricole necessaria dal 1 gennaio 2016 sia per la circolazione stradale che in ambito prettamente lavorativo (in cascina e nei campi). Gli agricoltori in possesso di almeno 2 anni di esperienza nell’utilizzo del trattore ( o degli altri mezzi citati nel DM), attestata da apposita autocertificazione, possono continuare ad utilizzare le suddette attrezzature in attesa di frequentare il corso di aggiornamento entro il 13 marzo 2017.

Bella cosa l’autocertificazione! Si certifica di aver due anni di esperienza con un vecchio cingolato e si è in regola per condurre su strada un 300 cavalli. Niente da dire. Come, d’altronde, durante i corsi niente da dire hanno avuto molti professori sulla conduzione di un 939 Vario o di un MT 675.

Nel dubbio, che sia il “patentino” o l’autocertificazione, di un comodo papiro in formato A4 si tratta.