Grano, i prezzi schizzano a +6,5% in un solo giorno. Cresce anche l’inflazione
Il valore del cereale si attesta intorno agli 8,91 dollari a bushel. E si acuisce il rischio di carestie nei paesi in via di sviluppo, accompagnate da inflazione galoppante nei paesi più ricchi
L’altalena dei prezzi del grano, impazziti dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, continua a proseguire inesorabile, anche in questa rovente estate: in un solo giorno infatti, in base all’analisi Coldiretti dei dati arrivati dal Chicago Board of Trade (il riferimento mondiale per le quotazioni dei cereali), i prezzi del grano a livello mondiale sono saliti del +6,5%, mentre quelli del mais del +4,6%. Si tratta di una forte inversione di tendenza dopo le turbolenze di marzo e aprile, probabilmente dettata della ripresa del dialogo tra Usa e Cina, dopo che quest’ultima ha mostrato interesse nei confronti dell’acquisto di grano e di mais stranieri.
Grano, l’andamento del prezzo pesa sull’inflazione
Il grano che è salito a 8,91 dollari a bushel e il mais a 6,23 dollari per bushel dopo un periodo di ribassi. Per Coldiretti si stratta di una scossa per i mercati dopo il lungo stallo sullo sblocco nei trasporti delle produzioni dell’Ucraina che è uno dei principali produttori ed esportatori e nel mondo esporta il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate.
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Il balzo delle quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale causa gravi carestie e fame nei paesi poveri e inflazione ed aumento dell’indigenza alimentare in quelli ricchi. L’andamento delle quotazioni riflette anche il ridimensionamento delle previsioni produttive a livello globale dove la produzione mondiale di grano per il 2022/23 è stimata in calo a 769 milioni, per effetto della riduzione in Ucraina con un quantitativo stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione ma anche negli Stati Uniti (46,8 milioni) e in India (105 milioni), secondo l’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati dell’International Grains Council.
Anche in UE cala la produzione
Anche la Commissione europea – continua la Coldiretti – ha rivisto al ribasso le prospettive a breve termine del mercato agricolo con la produzione totale di cereali nei Ventisette Paesi che dovrebbe raggiungere 286,4 milioni di tonnellate, il 2,5% in meno rispetto alla stagione 2021/2022, anche se le riserve esistenti aiuteranno a soddisfare le esigenze del consumo interno e parte della domanda di esportazione, che dovrebbe rimanere elevata in considerazione delle pressioni sui mercati globali.
La produzione di grano è stimata quest’anno in forte calo anche in Italia con un taglio medio superiore al 15% per effetto dei rincari dei costi di produzione e della siccità che ha tagliato le rese dal Nord a Sud del Paese. Per effetto della riduzione delle rese a causa dei cambiamenti climatici complessivamente – conclude la Coldiretti – il raccolto dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili a livello nazionale su una superficie totale di 1,71 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta (1,21 milioni di ettari) e grano tenero per pane e biscotti (oltre mezzo milione di ettari).