Dopo mesi di relativa calma, il grano torna al centro del dibattito. E, ancora una volta, le sorti del suo prezzo sono legate a doppia mandata al conflitto tra Russia e Ucraina. “Archiviata” la distruzione dei campi ad opera degli invasori prima, e il blocco navale delle navi cargo poi, a destare nuove preoccupazioni sono arrivate le parole del Presidente russo Vladimir Putin, che nella mattinata del 21 settembre, durante un discorso alla nazione in conseguenza delle difficoltà riscontrate dalle forze del Cremlino dislocate nei territori occupati in Ucraina, ha inizialmente annunciato la mobilitazione parziale della popolazione, richiamando 300mila militari di riserva, per poi tornare a parlare di possibile utilizzo di armi nucleari qualora l’integrità territoriale della Russia fosse messa in discussione. Cupi gli scenari evocati, rimarcati dalle parole poste a chiusura del discorso: “non si tratta di un bluff”.

Gli speculatori tornano a puntare sul grano

Parole che non solo hanno scatenato il panico in Russia, provocando una fuga generale dalle principali città, sia tramite aereo (con voli verso paesi in cui non è richiesto il visto) che tramite auto verso le nazioni confinanti, ma anche a livello internazionale, sui principali indici borsistici. Compreso quello che regola l’andamento del prezzo del grano, ovvero la Chicago Board of Trade. Qui, in base all’analisi effettuata dalla Coldiretti, le quotazioni del grano sono arrivate a superare i 9 dollari per bushel (27,2 chili). Secondo la Coldiretti si tratta di una situazione che ha di nuovo portato a distorsioni speculative sui prodotti agricoli, provocandone il rialzo più alto da due mesi a questa parte.

Le quotazioni dipendono infatti sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori. La prova è che, nonostante il crollo dei raccolti fino al -30% abbia limitato la disponibilità di prodotto in Italia, il grano – conclude la Coldiretti – viene in questo momento sottopagato agli agricoltori, costretti a produrre in perdita a causa dei rincari record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio.

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