Grano, la Turchia si fa garante. Ma l’Ucraina è scettica di fronte alle richieste di sminamento dei porti
Secondo Kiev il rischio una volta sminate le acque antistanti i porti potrebbe concretizzarsi in nuovo tentativo di attacco via mare da parte di Mosca. In palio la sicurezza alimentare globale
22 milioni di tonnellate di grano, secondo le stime più recenti, sono bloccate all’interno dei magazzini e delle navi container nei porti ucraini. La situazione per sbloccare le derrate del prezioso cereale, e far sì che prenda la via del Mediterraneo in modo da distribuirlo poi nel resto del mondo, sembrerebbe volgere verso la direzione sperata, complici gli incontri che si stanno svolgendo in Turchia tra le delegazioni russe e ucraine, anche se alcuni nodi tra gli attori in causa restano particolarmente critici. Tra cui spicca quello legato allo sminamento dei porti e delle acque territoriali vicino ad essi, ovvero la condizione posta da Mosca per garantire lo sblocco della situazione del grano.
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Una condizione che ovviamente non piace per niente a Kiev, preoccupata di un possibile attacco russo, che potrebbe avvenire via mare, con mezzi anfibi e truppe da sbarco, proprio attraverso i corridoi marittimi sminati. In questo senso, a fare da garante per la buona riuscita dell’operazione, sarebbe la Turchia, che si è resa disponibile allo sminamento dei corridoi preposti al viaggio delle navi cargo, e alla scorta dei convogli fino al Mediterraneo, attraverso lo stretto del Bosforo. Ma anche su questo punto le opinioni divergono: per Ankara ci vorrebbero solo cinque settimane per sminare le zone interessate, mentre per Kiev servirebbero fino a sei mesi. Ma anche nel primo caso, quello delle cinque settimane, l’integrità del grano stoccato sarebbe messa in serio pericolo, a causa dell’aumento imminente della temperatura dovuto al periodo estivo. Nel secondo caso, invece, andrebbe persa la quasi totalità del prodotto cerealicolo.
Nonostante le aperture, la posizione della Russia resta comunque altalenante: se infatti Mosca negli scorsi giorni si era detta disponibile a garantire la creazione del corridoio umanitario per il trasporto del grano verso il Bosforo, nella mattinata dell’8 giugno il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha alzato la posta in gioco, chiedendo ai paesi occidentali un allentamento delle sanzioni economiche inflitte, dall’esclusione dal sistema internazionale di pagamenti SWIFT al più recente embargo del petrolio. Dal canto suo Kiev, oltre ad accusare la Russia di aver rubato il grano stoccato in alcuni magazzini portuali, appare comunque restia nel fornire la mappa per effettuare lo sminamento delle acque.