Grano, la Russia rientra nell’accordo. Scongiurata crisi alimentare: i prezzi erano schizzati alle stelle
Nonostante la guerra in Ucraina continui ad imperversare, il mondo può tirare di nuovo un sospiro di sollievo: lo spettro di una nuova crisi alimentare globale generata dagli attriti con la Russia sui corridoi del grano è stato congiurato. Dopo giornate turbolente, che avevano visto di nuovo il prezzo del grano e dei cereali schizzare […]
Nonostante la guerra in Ucraina continui ad imperversare, il mondo può tirare di nuovo un sospiro di sollievo: lo spettro di una nuova crisi alimentare globale generata dagli attriti con la Russia sui corridoi del grano è stato congiurato. Dopo giornate turbolente, che avevano visto di nuovo il prezzo del grano e dei cereali schizzare alle stelle nei principali indici borsistici per le dichiarazioni russe, il presidente turco Recep Erdogan ha annunciato la ripresa del traffico commerciale delle navi cargo dai porti del Mar Nero. Scendono quindi i futures su frumento e mais.
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Corridoi del grano, crisi globale scongiurata. Ma la situazione resta tesa
In base a quanto riportato dall’agenzia russa Tass, lo Stato maggiore di Mosca avrebbe ricevuto garanzie da parte delle autorità ucraine, che si sarebbero impegnate a non utilizzare i corridoi del grano per compiere azioni militari. Il premier ucraino Zelensky ha comunque precisato in un intervento che ai “corridoi del grano serve protezione duratura” poiché per esportarlo “occorrono garanzie di sicurezza”. La tensione si era alzata lo scorso 29 ottobre, in seguito agli attacchi subiti da quattro navi militari russe a Sebastopoli, in Crimea. I corridoi del grano erano stati istituiti lo scorso luglio, dopo mesi di complicate trattative, soprattutto grazie alla mediazione della Turchia.
Nazione che, tra l’altro, controlla il traffico commerciale attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, gli snodi attraverso cui le navi dal Mar Nero possono transitare verso il Mediterraneo e il resto del mondo. I corridoi del grano, in base alle stime effettuate sul quantitativo di cereale stoccato nelle navi cargo che erano bloccate nei porti, avrebbero portato alla movimentazione di oltre 35 mln di tonnellate, scongiurando il rischio di carestie nei paesi più bisognosi.
Il commento di Confagricoltura
Come aveva sottolineato Confagricoltura, sulla piazza di Chicago i futures del grano tra il 30 ottobre e l’inizio di novembre avevano registrato un aumento di oltre il 5%, a seguito della decisione della Russia di sospendere a tempo indeterminato la partecipazione all’accordo sulle esportazioni via mare dell’Ucraina. Questo in un contesto europeo in cui, secondo i dati diffusi a luglio dalla Commissione UE, la produzione di cereali si è attestata a circa 270 milioni di tonnellate, in riduzione di 7 punti percentuali sulla campagna 2021/2022, essenzialmente a causa della siccità. Tuttavia, la sicurezza alimentare dell’UE sembra per ora assicurata: per il grano tenero, infatti, i raccolti (127 milioni di tonnellate) consentono di coprire il fabbisogno interno degli Stati membri e di destinare all’esportazione nei Paesi terzi un quantitativo nell’ordine di 36 milioni di tonnellate.
“In questo quadro – sottolinea il presidente di Confagricoltura – spicca la situazione critica relativa al mais. Sarà necessario importare circa 20 milioni di tonnellate, in concorrenza con la Cina, che è il primo importatore a livello mondiale”. Una problematica a cui si aggiungono le difficoltà di reperimento dei fertilizzanti, combinate ai rincari energetici e agli effetti del caldo di un autunno anomalo. “Con la pandemia, la guerra in Ucraina e le conseguenze del cambiamento climatico si è aperta una fase di grande incertezza, nella quale la sicurezza alimentare assume un ruolo strategico – ha commentato il presidente di Confagricoltura Giansanti – la sicurezza alimentare può essere garantita solo da un sistema di imprese efficienti e innovative che producono per il mercato”.