Nuovo allarme per le colture di grano: a livello internazionale il prezzo medio rispetto alle quotazioni del 2022, in poco meno di un anno, è crollato del 60%, arrivando a toccare valori ben al di sotto dei costi di produzione che si riscontrano in Italia. Tra le principali cause l’incertezza delle esportazioni ucraine, causate dalla cessazione dell’accordo per la partenza sicura delle navi cargo. Una situazione complicata, già al centro di diverse vertenze nei primi mesi del 2023, che rischia di mettere a repentaglio l’intero settore e le sue prospettive di crescita. A puntare i riflettori sulla questione del crollo del prezzo del grano è stata la Coldiretti, che già da tempo monitora la situazione.

La nota della sigla agricola arriva in occasione dell’incontro tra i presidenti Recep Tayyip Erdogan (Turchia) e Vladimir Putin (Russia) a Soci, inerente proprio il transito del grano ucraino nel Mar Nero. Tra le proposte avanzate da Putin durante l’incontro con il premier turco spiccano l’agevolazione delle assicurazioni internazionali sulle navi cargo russe (la cui stipula è stata resa difficoltosa dalla sanzioni occidentali), la riparazione delle condutture di ammoniaca che collegano Togliattigrad a Odessa (fondamentali per l’esportazioni di fertilizzanti, di cui la Russia è uno dei maggiori produttori al mondo). E, soprattutto, il ritorno della Banca russa dell’agricoltura nel sistema Swift, da cui era stata esclusa un anno fa dopo l’invasione dell’Ucraina. Richieste tutt’altro che ‘semplici’.

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Si tratterebbe comunque di un’intesa importante per garantire gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitare carestie che possano spingere i flussi migratori. Un accordo che rende sempre più fondamentale anche vitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano in eccesso sul mercato europeo. Il calo generalizzato del prezzo del grano arriva, tra l’altro, a margine della pubblicazione dei numeri messi a segno dalla Russia durante l’ultima stagione di raccolto che, nonostante la guerra in corso, si è rivelata essere una delle più abbondanti di sempre.

Come riportato dalla sigla agricola, Mosca ha infatti registrato un nuovo raccolto record di 153-155 milioni di tonnellate di cereali tra i quali la produzione di grano dovrebbe superare le 85 milioni di tonnellate che hanno riempito i silos e invaso i mercati internazionali con il rischio di triangolazioni sulle quali occorre vigilare anche in Italia per evitare il collasso dei mercati.

In Ucraina al contrario, considerata storicamente il granaio d’Europa, la produzione di grano dovrebbe registrare, nel 2023/24, un notevole calo, a causa della guerra con la Russia, con il raccolto che dovrebbe attestarsi a quota 17,5 milioni di tonnellate, il livello più basso da oltre un decennio. In conclusione, secondo la Coldiretti, l’incertezza sull’accordo ha favorito le speculazioni sul mercato delle materie prime agricole che si spostano dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.

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