I tanto temuti effetti della siccità dilagante che ha interessato l’Italia nella prima metà del 2022, e che ha portato alla drastica riduzione dei principali bacini idrografici, si stanno concretizzando: stando alla stima rilasciata dalla Coldiretti in occasione dell’avvio della trebbiatura nelle campagne pugliesi, la produzione di grano calerà del 15% di media a livello nazionale. Nel Nord Italia, nonostante la siccità si sia fatta sentire in modo più pesante, i cali delle rese agricole saranno più contenuti e si attesteranno intorno al 10%, a differenza delle regioni centrali (tra – 15% e -20%) e meridionali (tra – 15% e -30%).

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Grano, in Italia gli effetti dei cambiamenti climatici

Per effetto della riduzione delle rese a causa dei cambiamenti climatici complessivamente il raccolto dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili a livello nazionale su una superficie totale di 1,71 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta (1,21 milioni di ettari) e grano tenero per pane e biscotti (oltre mezzo milione di ettari). Inoltre, a causa dei rincari che hanno travolto le imprese agricole, la Coldiretti ha evidenziato che in un caso su quattro i costi superano i ricavi con il grano duro per la pasta che è quotato in Italia 55 centesimi al chilo e quello tenero per il pane a 45 centesimi al chilo.

L’impatto si fa sentire anche sui consumatori con i prezzi che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito venduto da 2,7 euro al chilo a 5,4 euro al chilo, secondo la Coldiretti.

La situazione europea e globale

Purtroppo si tratta di un trend negativo che arriva in un momento già complicato per l’Italia, alle prese con gli effetti dei rincari energetici e delle materie prime (in conseguenza dello scoppio della crisi ucraina). Il nostro Paese, tra l’altro, è diventato deficitario nella produzione di molte materie prime: il grano tenero che serve per pane, biscotti e dolci coltivato e raccolto sul suolo nazionale è pari solamente al 36% del fabbisogno. Non va meglio per il grano duro utilizzato per la produzione della pasta, con il 62%.

Una situazione che, con numeri diversi, ha interessato anche l’Unione Europea: il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia infatti dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93%, fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione, secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo outlook della Commissione Europea.

A livello internazionale, invece, il quadro è altrettanto fosco: la produzione mondiale di grano per il 2022/23 è stimata in calo a 769 milioni, per effetto della riduzione in Ucraina con un quantitativo stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione ma anche negli Stati Uniti (46,8 milioni) e in India (105 milioni), secondo l’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati dell’International Grains Council che evidenzia peraltro che in controtendenza il raccolto di grano cresce del 2,6% in Russia per raggiungere 84,7 milioni di tonnellate delle quali circa la metà destinate all’esportazioni (39 milioni di tonnellate).

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